L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla Supercoppa che non sarà rinviata.
Niente rinvio per la finale di Supercoppa Italiana tra Inter e Juventus. Il match che assegnerà il primo trofeo della stagione rimane fissato per mercoledì 12 (ore 21) a San Siro ed è anche ripresa la vendita dei tagliandi on line. Gli spalti saranno pieni “solo” al 50%, come da disposizione del governo, e dunque perdita importante a livello economico per i due club che avrebbero incassato 3,5 milioni a testa in caso di finale disputata in Arabia Saudita.
Ieri il consiglio di Lega ha impiegato appena una decina di minuti per stabilire che non ci sarebbe stato nessun stravolgimento nel calendario: già sabato l’ottimismo che circolava nei giorni precedenti era stato spazzato via complici le numerose richieste da parte di altre formazioni che non volevano disputare i loro incontri di campionato del 6 e del 9 a causa delle assenze per Covid. Dire di no alle medio-piccole, e ad almeno una grande, che chiedevano il rinvio e accontentare poi i campioni d’Italia e la Signora, avrebbe creato un incidente diplomatico enorme. Il presidente Dal Pino, l’ad De Siervo e i consiglieri Scaroni, Setti, Percassi e Giulini hanno fiutato l’aria nei colloqui avuti con altri dirigenti venerdì e sabato. Così ieri sono arrivati “preparati” e hanno deciso all’unanimità. Già prima delle 15 la notizia circolava e alle 18 è arrivato il comunicato.
La richiesta di spostamento era stata ufficializzata al presidente Dal Pino attraverso una lettera ricevuta venerdì e firmata dagli ad dei due club, Marotta e Arrivabene. Si trattava solo dell’atto formale visto che la volontà dei bianconeri e dei nerazzurri di disputare l’incontro con il 100%, o almeno il 75%, della capienza di San Siro era nota da qualche giorno. Il numero uno della Lega non ha favorito il rinvio e anzi da via Rosellini è partita una nota per smentire che la Supercoppa era già stata posticipata. I contagiati delle altre formazioni di A e l’impossibilità di usare due pesi e due misure hanno fatto il resto.