Stupro di Palermo, branco in lacrime: ora rimangono scambi di accuse e scuse a metà
L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” si sofferma sui fatti di Palermo con lo stupro del branco su una ragazza di 19 anni.
Le tigri aggressive e spavalde dello stupro di gruppo si sono già trasformate in docili agnellini. Dagli abusi inflitti alla vittima alle lacrime versate ieri mattina da Christian Maronia – uno dei sette indagati per la violenza sessuale del 7 luglio al Foro Italico – davanti al giudice per le indagini preliminari, Marco Gaeta, che lo ha interrogato al palazzo di giustizia assieme al pubblico ministero Monica Guzzardi. Sì è detto dispiaciuto per quanto è accaduto, ha chiesto scusa alla ragazza e alla sua famiglia ma ha voluto puntualizzare che «lei ci stava, era consenziente», un ritornello ripetuto da tutti i componenti del branco che, seppure con qualche distinguo. hanno scelto questa linea difensiva. Maglietta bianca, tuta e scarpe da tennis. Maronia, pure lui 19 anni come la vittima, è arrivato in manette alle 9,30, accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria non si è sottratto alle domande raccontando la sua verità.
«Mi sono trovato in una situazione più grande di me – avrebbe spiegato al giudice durante l’interrogatorio di garanzia- ma la ragazza, che non conoscevo, era consapevole di tutto». Nella comitiva degli orrori, un blocco che sembrava compatto prima degli arresti, stanno cominciando ad affiorare le prime crepe. Nella sua ricostruzione, Maronia ha puntato il dito contro Angelo Flores, quello che avrebbe ripreso tutto con il telefonino e che era stato arrestano il 3 agosto, facendo a sua volta i nomi dei complici per cercare di limitare le proprie responsabilità. Secondo Maronia, infatti, alla Vucciria sarebbe stato sempre lui a mostrargli alcuni video compromettenti della giovane e a organizzare l’appuntamento a cui hanno partecipato in sette.
L’incontro però sarebbe stato casuale, poi avrebbero cominciato a bere e in quel momento, avrebbero deciso di raggiungere tutti assieme il Foro Italico «per divertirsi». L’indagato avrebbe ammesso di avere avuto un rapporto sessuale, anche se di breve durata, con la ragazza che all’inizio era stata disponibile, poi – quando si sarebbe sentita male – Maronia avrebbe chiesto agli altri di andare via. E anzi sarebbe stato lui a tornare indietro nel cantiere abbandonato per aiutare la diciannovenne stordita e dolorante. Maronia, che la procura voleva in cella già a fine luglio, aveva evitato l’arresto perché la ragazza inizialmente non lo aveva riconosciuto nelle foto e il Gip Clelia Maltese aveva ritenuto che non fossero sufficienti gli elementi contro di lui. Alla sua identificazione erano arrivati i carabinieri attraverso un video che lo ritraeva in atteggiamenti inequivocabili.