L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle parole di Stellone in merito a Frosinone-Palermo.
La sua storia si coniuga con entrambe le città. Con un punto in comune su cui cerca di glissare perché è ancora una ferita anche per lui: lo spareggio play off del giugno 2018, vinto dal Frosinone coi palloni lanciati in campo per perdere tempo nel finale. Roberto Stellone, che il fenomeno Frosinone lo aveva creato arrivando dalla giovanili alla A, quella sera era sulla panchina del Palermo. Sapeva che si sarebbe giocato sui nervi («nei primi 10′ furono fischiati 21 falli»). Ma preferisce dire una sola cosa: «Non ho mai visto un arbitro che dà un rigore (fallo su Coronado, ndc,) e poi cambia la decisione senza Var, che non c’era, o altro motivo plausibile». Ma è un passato che oggi vuole mettere da parte: «La gara di sabato la vedrò certo, ma simpatizzerò per entrambe». Frosinone rappresenta per Stellone il punto di partenza. «Avevo smesso di giocare per infortunio ma avevo ancora un anno di contratto. Il club mi propose di allenare i ragazzi, un lavoro che mi è piaciuto subito. Ho avuto la fortuna vincere lo scudetto della Berretti, poi la prima squadra, le promozioni dalla C con una società che mi seguiva e ogni anno aggiungeva qualcosa al gruppo, fino al debutto in A». Stoppato proprio da una sconfitta interna contro il Palermo di Ballardini e Gilardino: «Ma fu un torneo dignitoso, era la mia prima esperienza a quel livello. Finii il ciclo con 3 vittorie in 4 anni, non male».