Stasera il nuovo Decreto-Parla il Premier, le ultime

Appena la curva epidemica tornerà a salire, Regioni e governo prenderanno provvedimenti di contenimento. È questa la linea decisa a palazzo Chigi durante le riunione che precedono l’annuncio del nuovo decreto che sarà illustrato domenica 26 aprile 2020, alle 20:20, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Ogni venerdì sarà misurato l’indice di contagio R0 in ogni Regione e sarà monitorata la capacità delle strutture sanitarie di accogliere nuovi pazienti. Un criterio che sarà applicato anche nelle settimane successive quando i cittadini – se davvero saranno allentati i divieti – si sposteranno per le vacanze in altri Comuni. Come riporta “Il Corriere della Sera”, al momento non è previsto che le mascherine diventino sempre obbligatorie, ma soltanto in alcune situazioni: sicuramente per prendere i mezzi pubblici, a bordo degli aerei e quando non è possibile mantenere la distanza di un metro.

Che cos’è l’indice R0?
L’indice R0, o erre-zero — come spiegato qui — è il numero di persone contagiate in media da un singolo infetto. L’indice di contagiosità — così è noto l’R0 — indica il tasso di contagiosità di un virus: se questo valore è Ro=1 vuol dire che una persona ne contagia una, se il valore è Ro=2 una persona ne contagia due. Questo valore in parte dipende dalle caratteristiche biologiche del virus: il morbillo, ad esempio, è molto più contagioso del SARS-CoV-2, arrivando fino a Ro=18; l’influenza meno, e arriva a R0=1,3. L’obiettivo matematico è fare scendere il valore di R0 sotto 1: in questo modo l’epidemia «si ferma», perché il virus non riesce a procedere. Il coronavirus, secondo alcune stime, si aggira intorno a un valore R0 tra 2 e 3: in media in Cina, nell’epicentro dell’epidemia, questo l’R0 è stato calcolato a 2-2,5 (come scrive il rapporto ufficiale della missione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). In alcune zone della Lombardia potrebbe essere stato più alto di R0=3.
Perché il dato sulle terapie intensive è così importante?
Come spiegato in precedenza, è chiaro che il virus procede a ondate: la sua lunga incubazione fa sì che gli ingressi in terapia intensiva seguano di giorni, e a volte settimane, il momento del contagio; e che un’impennata di ricoveri possa dunque durare a lungo. Lo ha spiegato benissimo il biologo Enrico Bucci, sul Corriere. Queste le sue parole: “Possiamo pensare a riaprire quando avremo almeno il 50% dei posti liberi in terapia intensiva. E poi bisogna migliorare la sorveglianza, fare screening alle categorie esposte, individuare i focolai con sistemi tracciamento”.