L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla gara tra Albania e Italia in programma stasera stilando le probabili formazioni.
Qualcosa è rimasto, persino un cartello in fondo alla scala d’ingresso dello stadio, modernissimo, tirato su da Marco Casamonti, un architetto fiorentino. Il destino, invece, si chiama Zaniolo. Tirana, finale di Conference League, 25 maggio 2022. Chissà, forse non era il caso di buttarlo o attendevano solo il ritorno dell’attaccante romanista. Un segnale. Quel cartello, di matrice Uefa, non deve essersi più spostato negli ultimi sei mesi. È solo caduto a terra.
Fermo come il tempo sospeso di Nicolò e anche di Mancini, che in fondo continua ad aspettarlo dalla prima convocazione in Nazionale, datata settembre 2018. Di Francesco non lo aveva ancora fatto debuttare in Champions e in Serie A. Sono passati quattro anni, pieni di sacrifici e di attese, di appuntamenti rinviati e di delusioni, di promesse e di legamenti saltati, prima al ginocchio destro (con la Roma) e poi al sinistro (in azzurro). Zaniolo non si è fatto mancare niente, compresa la violazione del codice etico per essersi lasciato andare, sul pullman giallorosso, nel giorno dei festeggiamenti per la Conference e la successiva reprimenda.