Specchia: «Ho fiducia nell’impresa. Il Benevento con Agostinelli può vincere a Palermo»
L’edizione odierna de “Il Mattino” riporta un’intervista a Paolo Specchia il quale ha parlato del Benevento.
La carriera da allenatore di Andrea Agostinelli è iniziata sotto l’ala di Paolo Specchia. Alla Lodigiani, trentuno anni fa, Agostinelli passò da capitano a vice dell’allenatore pugliese, che nel 2005/06 fu il secondo a sedersi sulla panchina del Benevento agli albori dell’era Vigorito. «La proprietà voleva confermarmi con un triennale dopo che avevamo perso una semifinale playoff in C2. Rifiutai, non capendo le potenzialità economiche di Vigorito.Me ne sono pentito», la confessione di Specchia.
Il «suo» Andrea Agostinelli si è seduto sulla panchina del Benevento. Come valuta la scelta del patron Vigorito? «Fu il mio capitano alla Lodigiani. Persona splendida, gran giocatore e grande allenatore. Ha cominciato facendo il mio vice, poi ha proseguito da solo. Lo portai in panchina al Portogruaro quan do ero responsabile tecnico. È un tecnico che ha grandi qualità in assoluto, è intuitivo e intelligente, bisogna solo che i giocatori lo seguano. Mi auguro possa fare un miracolo, lo spero anche per la proprietà Vigorito, che merita come minimo di restare in B. Il presidente ha scommesso su di lui e ogni tanto le scommesse gli capita di vincerle».
L’ultima volta di Agostinelli su una panchina italiana risale al 2013 a Varese. Tornare dopo alcune esperienze all’estero è uno stimolo in più? «Assolutamente sì. Agostinelli è motivatissimo perché sa che è una bella chance per lui. Un altro allenatore sarebbe rimasto fuori dal giro del calcio italiano, lui invece ha voluto accettare pur sapendo che potrebbe andare male. Spero possa avere questa soddisfazione, che lo ripaghi anche per la sofferenza atroce che ha provato per la perdita del figlio». Quattro allenatori in una stagione sono decisamente troppi.
È il momento che siano i giocatori a dare delle risposte? «Se tre allenatori come Caserta, Cannavaro e Stellone, anche lui mio calciatore alla Lodigiani e che speravo facesse bene, non sono riusciti a risolvere i problemi, vuol dire che la squadra è stata costruita in maniera sbagliata. Probabilmente sono state sbagliate alcune valutazioni sui calciatori, soprattutto su quelli in prestito. Ci sono poi altri che forse sono alla fine del loro ciclo nel Sannio».
Il nuovo allenatore deve fare scelte forti, soprattutto in attacco? «Adesso è giusto affidarsi ai senatori e a pochi calciatori. Agostinelli ha detto bene, non c’è più tempo e quindi c’è bisogno solo di gente motivata, che dia tutto e che creda in un’impresa. Chi non ha più motivazioni deve restare fuori, a costo di giocare con soli sedici calciatori. Il mister deve crearsi uno zoccolo duro. In attacco certamente servirebbe esperienza, però anche la gioventù e l’incoscienza in questo momento sono importanti. Carfora sta dimostrando di poter stare in prima squadra e merita fiducia. Ciano ha lanciato segnali importanti nel secondo tempo contro la Reggina, come anche Farias. È giusto ripartire da loro».
Di occasioni i giallorossi ne hanno sprecate tante finora. Contro il Palermo sarà davvero l’ultima chiamata? «Personalmente credo molto nell’impresa. Già da Palermo il Benevento dovrà fare risultato, cioè conquistare l’intera posta in palio. Sarà importante restare incollati al Perugia in classifica per arrivare all’ultima al “Curi” con la possibilità di giocarsi tutto. Nella speranza che la distanza tra la quartultima e la quintultima in graduatoria non diventi superiore ai quattro punti».