«A Roma non si gioca per partecipare, c’è la necessità di vincere, le condizioni di lavoro però sono eccellenti, anche se esistono situazioni e personaggi che ostacolano. La prima volta che andai via da Roma praticamente fui costretto a farlo. Qualcuno cominciò a scrivere che Spalletti non aveva vinto nulla, un po’ di gente gli è andata dietro, sono stato messo nelle condizioni di andarmene. Solo che dopo di me certe situazioni sono successe anche ad altri e sono andati via allenatori che ora guidano squadre di primo piano. Questo significherà qualcosa. Allora dico: se si continua così, se si ripetono sempre questi comportamenti, in questa città continueremo a non realizzare mai niente. E’ per questo che sono tornato: per non lasciare la Roma in balia di certe persone che pensano di fare il bello e il cattivo tempo. Futuro? Ormai da questo non si esce più fuori, qui serve vincere. Non c’è la possibilità di immaginare una crescita graduale, tutto è rapido, accelerato. Quindi è molto semplice: se non vincerò qualcosa significa che non avrò fatto meglio dei miei predecessori e andrò a casa. Totti? Averlo ancora a disposizione, nonostante l’età, offre un vantaggio notevole: quando lui entra in campo si crea improvvisamente un’atmosfera, una partecipazione del pubblico incredibile, possiede un magnetismo straordinario. Mi viene da sorridere quando, ancora oggi, qualcuno cerca di paragonarlo a qualche altro campione del passato. Totti somiglia solo a Totti: è unico, assoluto! Lo scorso anno, alcuni hanno cominciato a scrivere che ero io a volere che lui smettesse di giocare. Il che è completamente falso. Anzi, io penso che Totti debba giocare fino a quando lo vorrà e la società deve accontentarlo. Se non lo farà andrò via». Queste le parole rilasciate dal tecnico della Roma Luciano Spalletti ai microfoni de “L’Equipe”.