Giornata di saluti quest’oggi a Palermo. Con una conferenza stampa allo stadio “Renzo Barbera” Stefano Sorrentino ha annunciato la scelta di non rinnovare il proprio contratto con il club di viale del Fante. Il portiere rosanero, pronto a firmare un triennale con il Chievo, tra i tanti argomenti trattati ha voluto ringraziare l’intero ambiente, spiegando i motivi di questa sua scelta. Di seguito tutte le parole dette dal portiere in sala stampa raccolte dalla redazione di Ilovepalermocalcio:
«Oggi per me non è una giornata semplice – con queste parole Sorrentino ha introdotto la conferenza stampa – Sono qui per comunicarvi la mia decisione. Prima di tutto ringrazio la società per avermi permesso di fare questa conferenza, cosa che in passato non a tutti è stato permesso. Come già ben sapete ho deciso di non rinnovare il contratto con il Palermo e i motivi sono tanti. Quello più grande è che dopo un’annata del genere ho deciso di riavvicinarmi a casa. La mia carriera sta per finire, ma le mie figlie crescono e hanno bisogno del papà. Ringrazio Zamparini per l’offerta che mi ha fatto, che è migliore di quella del Chievo. Ma come ho già detto i soldi non sono importanti per me. Non ho parlato con il presidente, lo ringrazio pubblicamente per tutto. Mi spiace non accettare la sua proposta».
MOTIVI DELLA SCELTA: «Sono stati tanti i fattori che hanno influito. Ripeto, non sono i soldi a fare la differenza, ma il progetto. Il Palermo ultimamente si sta ringiovanimento molto. Dover fare da papà, da chioccia a qualcuno non è nelle mie corde. Quindi sapere che avrei avuto un ruolo di secondo piano non fa parte del mio carattere. Il fatto di non sentirmi al 100% protagonista è stato sicuramente uno dei fattori che mi hanno portato a questa scelta. Se ci fossimo salvati prima, magari con altri incontri avremmo valutato altri. Ma il 70% della mia decisione è stata presa per le mie figlie, hanno bisogno di un papà presente. Le mie figlie crescono, hanno bisogno di me e io ho bisogno di loro. Sono sempre troppo lontano da loro, quindi questo mi fa passare male le settimane. Capisco che l’età avanza e non posso garantire, o meglio si pensa che io non possa garantire determinate prestazioni. Ma non mi sento ancora di dover fare da chioccia a nessuno e non per cattiveria. Auguro a Josip e Fabrizio tutto il meglio in carriera. Ma io voglio sentirmi protagonista. Non mi hanno detto chiaramente che avrei fatto la chioccia, ma non posso avere l’ansia che prima o poi quel momento arrivi. Credo di essere ancora integro, ancora valido per poter dire la mia. Nel momento in cui dietro ti mettono dei ragazzi giovani, sai che prima o poi dovranno giocare. Se mi aspettavo un trattamento diverso? La voglia di rinnovare c’era. L’incontro più brutto è stato in estate. A gennaio ci siamo riavvicinati, ma poi non ne abbiamo parlato più. Sicuramente se la squadra si fosse salvata prima a quest’ora magari parlavamo di altro».
FAMIGLIA: «E’ stato un anno pesante e difficile, soprattutto un anno vissuto come l’ho vissuto. In parte si allaccia al discorso familiare. Avevo solo un giorno libero e in quel giorno lì che stavo con le mie figlie la testa non era con loro. Non è bello sentirsi dire, “Papà ma perché stai sempre al telefono?” Oppure, “Papà, perchè non sei felice?”. Quest’anno mi ha logorato. Arrivato ad un certo punto a bocce ferme, nonostante questa piazza mi abbia dato tanto, penso che le mie figlie mi diano molto di più. Quindi la mia scelta è dipesa soprattutto da loro. Il resto da altri fattori. Per esempio è da quasi venti giorni che non vedo le mie figlie e questo a me pesa. Anche quando in una settimana non riesco a vederle sto male dentro. Quando mi sento dire “Papà domani è il mio compleanno, vieni?” rispondere “No!” fa male».
POSAVEC: «Gli auguro di essere pronto a raccogliere la mia eredità. Gli dico che fare il portiere del Palermo in serie A non è semplice. Josip ha grandi potenzialità, sono convinto che ha bisogno di tempo, che farà bene e si toglierà delle soddisfazioni».
SICIGNANO: «Di sicuro, l’arma in più di Posavec sarà Vincenzo Sicignano. Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto per me. Mi spiace averlo trovato solo alla fine della mia carriera. Mi ha dato tanto».
PALERMO-HELLAS VERONA: «Domenica aver raggiunto la salvezza è stato incredibile. Qualcosa di più bello di quando abbiamo vinto il campionato in serie B. Non ho mai pianto, sono stato l’ultimo a salutare la gente e non riuscivo a lasciare quel campo, la decisione era già stata presa. Da gennaio in poi ho ricevuto tante offerte, ma mi ero ripromesso di non dover ascoltare nessuno fino alla salvezza. Il mio pianto finale è stata la consacrazione, la scelta l’avevo già presa. Al Palermo ho dato tutto ciò che avevo. Sono felice di lasciare in questo momento bello. Dico sempre che c’è un inizio e una fine. Non mi vergogno l’aver pianto dopo Verona. Sapevo dentro di me che era la fine e mi sono lasciato andare».
ARRIVEDERCI PALERMO: «Sono stato etichettato come giocatore sopra le righe, volevo sfatare il tabù del capitano ma purtroppo non ce l’ho fatta. Faccio fatica a parlare, non è semplicissimo per me. Quando ti ritrovi in un ambiente come Palermo diventa difficile salutarsi. Non è un addio ma un arrivederci. Non farò l’allenatore, ma anche un domani come dirigente mi piacerebbe tornare».
CHIEVO: «Io non ho ancora firmato con il Chievo, c’è chi ha detto che ero già a Verona. Ma io non ho ancora incontrato nessuno, abbiamo un accordo. Soltanto il mio agente ha parlato con i gialloblù, ma non dovrebbero esserci problemi. Perché il Chievo? Quando sono arrivato a Palermo c’era stata una rottura. Non ho discusso con Campedelli che stimo molto, ma con altri dirigenti che c’erano allora. Per un po’ non mi ha più parlato, poi dopo qualche mese che ero andato via ci siamo chiariti e da lì, ad ogni sessione di mercato ha sempre provato a riportarmi al Chievo. L’ho scelto sia perché è vicino alla mia famiglia ma anche perché è un posto che conosco. Non mi è piaciuto essere andato via in quel modo, tornare al Chievo è come chiedere scusa a lui e all’ambiente. Chi mi conosce sa, io non vado in un posto tanto per. Mi aveva già chiamato una squadra italiana per fare il secondo è ho risposto no. Ho detto tutto».
MALEDIZIONE DEL CAPITANO: «Da quando sono qua chiunque ha indossato quella fascia e andato via. Sono orgoglioso di essere stato il capitano del Palermo. Non è da tutti essere capitano di questa squadra e rappresentare questa città così importante spero di averlo fatto nel migliore dei modi. Io come Miccoli e Corini? Ho avuto la fortuna di giocare con Miccoli, ho avuto la fortuna di essere allenato da Corini, essere paragonato a loro mi riempie d’orgoglio. La cosa che ho sempre detto è che quando un domani si parlerà di Sorrentino a Palermo voglio che la gente si ricordi che sorrentino e un uomo con la “u” maiuscola. Io ho sempre portato rispetto. Ho sentito la maglia del Palermo come una seconda pelle. Quattro anni fa sono sceso da quell’aereo e mi hanno subito osannato. Da tre giorni vivo emozioni fortissime, non è facile lasciare Palermo. Una grande fetta del mio cuore resterà a Palermo».
NOTTI INSONNI: «Ho sempre messo la faccia in decisioni che non erano le mie, ma io sono fatto così. Vedendo questa squadra che stava cadendo a picco, non dormivo la notte. Io come tanti miei compagni di squadra. Non è semplice giocare le ultime partite sapendo che non puoi sbagliare nulla. Eravamo arrivati ad un punto tale che mi svegliavo alle quattro di notte, aprivo WhatsApp e vedevo Vitiello “online”; Gilardino “online”; Maresca “online”. E ci mettevamo a fare i calcoli: “Ma se quella perde, quella non perde, ecc…”. Ricorderò anche questi momenti. Adesso mi manca un po’ quell’ansia. Ricorderò con affetto tutti gli allenatori che sono passati. Fa esperienza averli avuti tutti, si impara da ognuno».
RICORDI PIU’ BELLI: «Di quest’anno di parate belle e importanti ne ho fatte tante. La più importante è stata quella a Frosinone su Paganini. Quella è stata un 70% di salvezza. Perché se a Frosinone avessimo pareggiato saremmo stati già retrocessi, soprattutto mentalmente. Poi il momento più bello in assoluto quando siamo rientrati al Barbera da Novara e abbiamo fatto festa con i tifosi. Ci sono tante cose. Ma mi piace ricordare anche i momenti di sofferenza e di tensione».
DI MARZIO: «L’arrivo di Di Marzio è stato fondamentale. Nessuno dubita del fatto che senza di lui saremmo retrocessi. Ha portato tanto al Palermo in poco tempo. Se ci siamo salvati gran parte del merito è suo».
BALLARDINI: «Non voglio più leggere che io ho esonerato Ballardini. Ve lo chiedo per favore, non scrivetelo più anche per rispetto dei ruoli. Non voglio far polemica ma è una piccola parentesi che volevo chiarire. Oggi chiudiamo qualcosa di importante. Perché voleva mettermi fuori? Il mister ha spiegato che quando è tornato ha chiesto scusa. Ho letto un’intervista in cui lo diceva. Quando ci siamo rivisti a Coccaglio ha chiamato tutti noi italiani e ci ha chiesto scusa. Era solo convinto che noi italiani non lo accettassimo. Tant’è che erano stati messi fuori rosa Rigoni e Maresca, gli altri non giocavano. A Palermo non è facile essere giocatore e capitano. Nel momento in cui abbiamo chiarito questi punti è chiaro che i risultati sono arrivati. Quindi cosa pensasse di me dovreste chiederlo a lui. Nemmeno dovremmo più ritornare a parlarne. Quando è tornato ci siamo chiariti e abbiamo messo da parte gli interessi personali. L’abbraccio dell’altra sera era sincero. Non so se lui rimarrà ma gli auguro le migliori fortune. Quanto accaduto non è stato bello».
VAZQUEZ: «Vazquez deve giocare in una grande squadra. Fare un nome adesso non è giusto, ma il “Mudo” ha dimostrato di essere di un’altra categoria, quindi è giusto di andare in una big. Se deve cambiare, la squadra deve essere grande».
GILARDINO: «Non so se andrà via anche lui o meno. Io sono stato uno dei fan di Gila per farlo venire qua. So chi è in campo e fuori, non si diventa campioni del mondo per niente. Credo che Alberto abbia due anni di contratto e qui sta benissimo. Ha dimostrato che deve essere al centro del progetto. Non sono io l’allenatore, ma io come compagno di squadra, Gilardino lo vorrei sempre in campo».
CHIEVO: «Io non ho ancora firmato con il Chievo, c’è chi ha detto che ero già a Verona. Ma io non ho ancora incontrato nessuno, abbiamo un accordo. Soltanto il mio agente ha parlato con i gialloblù, ma non dovrebbero esserci problemi. Perché il Chievo? Quando sono arrivato a Palermo c’era stata una rottura. Non ho discusso con Campedelli che stimo molto, ma con altri dirigenti che c’erano allora. Per un po’ non mi ha più parlato, poi dopo qualche mese che ero andato via ci siamo chiariti e da lì, ad ogni sessione di mercato ha sempre provato a riportarmi al Chievo. L’ho scelto sia perché è vicino alla mia famiglia ma anche perché è un posto che conosco. Non mi è piaciuto essere andato via in quel modo, tornare al Chievo e come chiedere scusa a lui e all’ambiente».
RINGRAZIAMENTI: «Non ho mai pensato a chi potesse essere il mio successore. Voglio solo ringraziare tutti i miei compagni che mi hanno dato forza in momenti particolari. Ringrazio in particolare Maresca, Gilardino, Vitiello, Rispoli e Goldaniga. Edoardo chiama Sara, la mia compagna, zia e questo vi fa capire che unione si è creata. Queste persone sono state importanti per me soprattutto a livello umano. Ringrazio tutti coloro che lavorano all’interno del Palermo dal primo all’ultimo. Ufficio stampa, magazzinieri e tanti altri. Baccin, Porchia, Bosi. Ognuno di loro mi ha arricchito e mi ha fatto diventare un uomo migliore, dai dottori ai magazzinieri. Su tutti però ringrazio Vincenzo Sicignano, in un anno mi ha dato tanto. Spero di essere arrivato ai suoi livelli come importanza nel popolo palermitano, è stata un’esperienza fantastica vissuta intensamente. Di più penso di non riuscire a dare quindi questo è il momento giusto per lasciare. Sono triste perchè lascio questa piazza, triste perché lascio un ambiente mio, una fascia da capitano che mi ha dato emozioni. Ma è il momento di girare pagina».
RINGRAZIAMENTI AI TIFOSI: «Sui miei social non ho ancora risposto perché sono talmente tanti ho non ce l’ho fatta. Mi hanno subito accolto come uno di loro, mi sono sempre stati vicino e per troppo amore hanno fatto qualche critica di troppo. Ma quello che mi hanno mostrato loro in questi anni non lo dimenticherò mai. Palermo la porterò sempre nel cuore. Spero siano orgogliosi che Sorrentino abbia indossato la maglia del Palermo e la fascia da capitano, perché io lo sono. Per me esser stato qua è stato un premio alla carriera. Il coro dei 35.000 al Barbera sono la ciliegina sulla torta e mi rimbombano ancora in testa, li porterò sempre con me».
A breve online la fotogallery della conferenza stampa d’addio di Stefano Sorrentino…