“Sono sicuro, Pantani fu ucciso”. L’ex pusher fa ripartire l’inchiesta

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla riapertura dell’inchiesta sulla morte di Pantani.

«Sono convinto che Marco Pantani fu ucciso, l’ho conosciuto 5 o 6 mesi prima della sua morte e di certo non mi è sembrata una persona che volesse smettere di vivere». Le parole di Fabio Miradossa, l’ex pusher condannato per aver venduto la dose fatale al “Pirata”, pronunciate davanti alla commissione parlamentare Antimafia, sono ora finite nel fascicolo sulla morte del campione. Un’indagine per omicidio «che porta la data del 2019 e di cui nulla si sapeva prima», spiega il legale della famiglia Pantanti, l’avvocato Fiorenzo Alessi (che ne cura gli interessi assieme al figlio Alberto). Si scopre così che i magistrati romagnoli stavano lavorando in silenzio per far luce sulle zone d’ombra delle inchieste precedenti.

L’audizione di Miradossa è del gennaio 2020 e viene comunicata a Rimini dal presidente Nicola Morra nei mesi successivi, quando i pm sono già a lavoro sul terzo fascicolo che spera di chiarire definitivamente quanto accadde il 14 febbraio 2004 al Residence delle Rose di Rimini, dove Pantani venne trovato morto, ucciso da un cocktail di cocaina e farmaci. Secondo l’ex spacciatore a togliergli la vita sarebbe stato altro, perché il campione aveva un obiettivo: «Pantani era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio (quando venne squalificato dal Giro d’Italia per doping, ndr ) e ha sempre detto che non si era dopato».

A 17 anni dalla morte del ciclista si ricomincia con un fascicolo a carico di ignoti. Nei mesi scorsi la madre di Marco, Tonina Belletti che, assieme al marito Paolo si sono affidati agli avvocati Alessi, è stata sentita per due ore in Procura dal pm Luca Bertuzzi. Un lungo incontro durante il quale le sono state rivolte domande specifiche a cui Belletti ha aggiunto le perplessità di sempre.

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Redazione Ilovepalermocalcio