Sono già 23 le proprietà straniere. Zanon: «L’Italia fa gola soprattutto ad arabi e americani. Ecco perchè lo sceicco ha investito a Palermo»
L’edizione odierna di Tuttosport riporta un’intervista a Zanon il quale si esprime sulle società straniere in Italia.
Advisor. Anzi, senior advisor. Parlate di questa figura a un tifoso e spalancherà gli occhi. Perché già immagina fondi pronti ad investire, fiumi di danaro da poter spendere e campioni pronti a firmare per la sua squadra. Andrea Zanon è un senior advisor. Italiano, vive l’epicentro della sua attività lavorativa a Washington.
Inoltre, da 25 anni funge da consigliere strategico dei ministri delle finanza in Medio Oriente, a stretto contatto con fondi sovrani e Private Equity Groups. Una bio, quel la di Zanon, che materializza l’idea dello sceicco o del magnate americano: e quando ci sono grandi club come l’Inter che possono cambiare a breve proprietà, le indiscrezioni possono assumere grande valore. Meglio andare con ordine. Zanon, qual è la differenza tra un fondo americano e uno arabo?
«La premessa che va fatta i club italiani sono, negli ultimi anni, nel radar degli hedge funds e dei gruppi di Private Equity Usa: gli statunitensi sentono sempre forte il legame con l’Italia. Soprattutto, secondo il mercato americano, le società italiane, in particolare quelle in crisi, non riescono a monetizzare come potrebbero. L’investitore statunitense vede il margine: e ci si sta spostando verso i club minori con alta possibilità di plusvalenza e pochi debiti»
Veniamo agli arabi.
«Hanno una liquidità straordinaria. Non sono fondi privati, ma sovrani. Quello saudita e quello di Abu Dhabi sono player nuovi che usano la liquidità energetica per promuoversi. Il calcio, lì, sta emergendo in modo straordinario. Entrambi gli operatori stanno scommettendo sul calcio con la percezione che l’Italia è in crisi, che la Serie A ha perso moltissimo valore» Qualche esempio?
«Lazio, Roma e Napoli potrebbero valere miliardi di euro. Magari, sulla carta ne valgono lative. Il Napoli, ad esempio, può valere anche di più del miliardo di euro che De Laurentiis potrebbe richiedere. Ovviamente, potenziali investitori sono attratti anche dalle infrastrutture cui puntare. Il player vuole monetizzare anche con altri segmenti sul mercato».
C’è qualche trattativa che sta nascendo? «Il turismo del Golfo, qatarino e saudita, passa tempo nel Mediterraneo. Nei giorni scorsi, secondo alcune indiscrezioni, ci sono stati membri del Pif, il fondo sovrano saudita, in Romagna. Pare ci sia stato anche un interessamento per le squadre minori della zona. Una visita interessata anche per acquisizioni immobiliari. Pensiamo al Rimini, ad esempio, come potenziale asset. Si parla di negoziazioni informali. Ma, questi player internazionali spesso cominciano dal basso e vedono le scalate come quella del Monza con attenzione. Basta immaginare il flusso turistico di decine di milioni di persone l’anno per capire le potenzialità che Pif può percepire» Quali sono le variabili? «I sauditi non investono per un ritorno immediato. Lo fanno per valorizzare se stessi facendo certe acquisizioni, come abbiamo già spiegato»
Quanto potrebbe valere l’Inter, oggi? «Mi sentirei di dire che il miliardo di cui si è parlato nel dicembre scorso è una cifra che i sauditi potrebbero esser disposti a spendere. Anche se ci sono voci che le negoziazioni si sono interrotte perché il paese del Golfonon voleva andare oltre gli 800 milioni. Il prezzo dell’Inter, oggi, dopo due anni di Covid, è più basso del miliardo perché la posizione di debito è estremamente seria».
Sviluppi configurabili? «Il potenziale di crescita dell’Inter è straordinaria. Bisogna, però, risolvere la questione finanziaria interna, interrompere il flusso delle perdite. Direi che è un ottimo target l’Inter, una delle più interessanti in Europa, ma c’è la necessità di un ottimo management per rimettere il club in carreggiata».
Altri club italiani attenzionati? «Più che parlare di nomi è una questione di strategia. Sono nel mirino quelle squadre di B e di C con un flusso turistico rilevante e un bagaglio storico importante: non è un caso che siano state acquisiti Palermo o Venezia per quello che rappresentano».