L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulle richieste del calcio e dello sport in crisi economica.
C’è anche lo sport fra i destinatari del decreto “sostegni ter” approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Ma le risorse sono poche, decisamente meno di quanto si era immaginato e sperato all’inizio della settimana. I soldi che vanno direttamente allo sport sono 100 milioni, di cui però più della metà appartengono a quel “fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano” già esistente, che il decreto autorizza a usare «parzialmente». I ripetuti tentativi della sottosegretaria Valentina Vezzali di arrivare a un investimento molto più cospicuo si sono scontrati con il “vorrei ma non posso” degli uffici del ministero dell’Economia. Un disco che purtroppo è stato mandato in onda anche in altre circostanze, prima di tutto quando in sede di legge di Bilancio è rimasto senza risorse dedicate il provvedimento per l’assunzione di docenti di scienze motorie e sportive nella scuola primaria a partire dalla quinta (2022-2023) e dalla quarta elementare (2023-24). Poi ci potrebbero essere altri sostegni per le aziende “energivore”, quelle particolarmente colpite dal caro energia, del comparto sport, in mezzo a una platea comunque estesissima. Così ora la grande speranza riguarda le capienze: il ritorno al 100 per 100 deciso in Francia, paese severissimo in tema di chiusure, è un esempio che non può essere ignorato.
Sponsor e tamponi. Torniamo però ai risicati stanziamenti che sostanzialmente si dividono in tre filoni. Ci sono 20 milioni per il credito d’imposta per le sponsorizzazioni relativamente al periodo riguardante i primi tre mesi dell’anno. Il provvedimento interessa, visto che c’è un tetto che non lo rende applicabile in Serie A, soprattutto la seconda fascia del professionismo calcistico, basket e pallavolo. La norma “cubava” 180 milioni fra 2020 e 2021 ma il suo rifinanziamento per il 2022 era stata bloccato in legge di Bilancio. Ora ricompare per una cifra più limitata. Arrivano 20 milioni anche per le spese sanitarie. Anche queste risorse andranno presumibilmente per i campionati di vertice, quelli che da protocollo (anche l’ultimo) devono fare più tamponi. Dovrebbe scomparire il tetto da 100 milioni di “valore di produzione” che aveva impedito alle società più grandi di poter accedere alla prima tranche (86 milioni per lo sport di cui 56 per il calcio e cinque per la Serie A) di rimborsi. Cifre ridotte che fanno dire a Gianni Petrucci, presidente della Federbasket: «Il professionismo sportivo è stato dimenticato».
Piscine Quanto al finanziamento per le attività della base della piramide del sistema, viene specificato solo un vincolo: la metà dei 60 milioni «è destinata alle società e associazioni dilettantistiche che gestiscono impianti per l’attività natatoria». E le piscine compaiono fra le «attività economiche particolarmente colpite dall’emergenza epidemiologica» – ci sono anche le aziende impegnate in alcuni tipi di ristorazione in questa lista – che hanno perso almeno il 40 per cento di fatturato rispetto al 2019. Bisognerà aspettare i prossimi giorni per capire quanto i diversi provvedimenti per le piscine potranno integrarsi.
Certo ci sono ancora dei fronti aperti, primo fra tutti quello dell’allargamento del periodo di sospensione e rateizzazione dei versamenti fiscali e contributivi. In legge di Bilancio il rinvio era stato limitato ai primi quattro mesi del 2022, ora si tenta ad allargarlo e su questo c’è una dialettica sull’asse Federcalcio-Ministero dell’Economia che aveva prodotto risultati positivi alla fine dell’anno. È un provvedimento decisivo per la Serie A, che nel periodo della pandemia ha perso 1,1 miliardi.