“La Lega di Serie A ha approvato ieri all’unanimità le linee guida per la vendita dei diritti tv del triennio 2018-21. Resta, tuttavia, da sciogliere il nodo della struttura dell’offerta. Nel documento licenziato, infatti, non si fa cenno al modo in cui saranno confezionati i singoli pacchetti. Anche se, sulla scia di quanto avvenuto all’estero e in particolare in Premier League, l’idea che sta prevalendo è quella di abbandonare il modello per piattaforma tecnologica (digitale terrestre, satellite, web) privilegiando una suddivisione per fasce orarie. Più flessibile e coerente con l’esigenza di internazionalizzare il prodotto. Potrebbero al limite esserci pacchetti giocati sul mix fra fasce orarie e piattaforme. Si tratta però al momento di un orientamento riportato da rumors di mercato. Nulla è nero su bianco nelle linee guida che dovranno ricevere adesso il via libera da Antitrust e Agcom che hanno 60 giorni per pronunciarsi e dell’assemblea della Lega. Solo a quel punto, l’advisor Infront, procederà all’emanazione del bando con l’indicazione dei “pacchetti” da porre all’asta. Il passaggio da Antitrust e Agcom è comunque tutt’altro che scontato. Basti pensare che a gennaio l’Agcom aveva chiesto alla Lega di apportare alcune modifiche alle linee guida per la vendita centralizzata dei diritti audiovisivi della Serie A mentre l’Antitrust ha bocciato le procedure di assegnazione «alla luce della genericità con cui i criteri di formazione dei pacchetti sono presentati». Nel nuovo documento vengono ristretti i criteri di definizione della “griglia” di diritti che saranno oggetto del bando – almeno questa è l’intenzione dell’advisor Infront – in funzione di quello che sarà il mercato, e vengono fissati i criteri sul controllo societario dei soggetti ammessi all’asta. È evidente infatti che a fronte di un impegno totale che si può prevedere per Sky sul fronte calcistico-televisivo, la situazione di Mediaset Premium, oggetto del braccio di ferro fra Vivendi e il gruppo di Cologno, è un po’ più complicata. Lo stesso ad di Mediaset Pier Silvio Berlusconi a gennaio a Londra ha evidenziato che l’approccio al tema sarà d’ora in avanti «opportunistico». In questo quadro si è parlato di possibili partnership con le telco per Premium. Si vedrà, anche in base a quello che deciderà Agcom (si veda altro articolo a pagina 29). Di certo, ci sono ora molti dubbi sulla possibilità quantomeno di replicare il risultato del triennio 2015-18 quando i club di Serie A hanno portato a casa in media 1,2 miliardi all’anno (Sky versa 572 milioni a stagione, Mediaset 373 e Mp&Silva 185 per quelli esteri). Infront auspica comunque che l’evoluzione tecnologica, come già accaduto in altri Paesi e per altre discipline, porti altri players, diversi dai tradizionali broadcaster, a contendersi i match della Serie A. La convergenza industriale tra tv, tlc e social network, con gli investimenti in banda larga, potrebbe portare Telecom (di cui Vivendi è primo azionista) a giocare un ruolo di primo piano (come già Bt, Telefónica e Deutsche Telekom) senza trascurare la possibilità di sorprese con nuovi players, Discovery in primis. Intanto, ci saranno tempi più lunghi per i diritti tv di Champions, Europa League e Supercoppa europea per l’Italia. La Uefa ha aggiornato il calendario relativo alle prossime aste delle licenze per le stagioni 2018-21 e, a differenza di Germania e Francia (Oltremanica ha vinto Bt), ancora non compaiono i termini per la procedura per i diritti italiani che entrerà nel vivo non prima di metà maggio”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “Il Sole 24 Ore”.