Siracusa, l’ex rosa Zenga si presenta: «Sicilia importante per me, mia figlia è nata a Palermo»
L’ex tecnico rosanero Walter Zenga, nuovo Brand Ambassador del Siracusa, si è presentato con la sua prima conferenza stampa ufficiale.
«Tutto è nato il 28 agosto, parlando del Siracusa. Ci siamo trovati sulle stesse idee ed è nata questa collaborazione che mi riempie di gioia per due motivi: al nord mio figlio ha sempre giocato a questi livelli, anche io ho cominciato con il Brera; in più, ho trovato passione e voglia dalle persone che ho incontrato e mi hanno dato la gioia di far parte di un bel progetto.
A me non importano il luogo e la categoria, importano le persone e la passione che ci mettono. Sono stato anche in Indonesia, dove ci sono usi e costumi differenti, una lingua differente. Ho fatto scuola lì. Quando sono venuto qui in città con Sky, ho parlato con il presidente e ci siamo trovati. Mi confronterò con loro, portandogli le mie idee di calcio per far crescere il club. Loro mi ascolteranno.
La Sicilia? E’ sempre stata e sempre sarà importantissima per me. Mia figlia Samira è stata concepita a Catania ed è nata a Palermo (ride, ndr). Ho passato due anni e mezzo qui, con mia figlia che è nata qui, indipendentemente dalle visite turistiche io ho un rapporto con questo luogo. Nonostante i miei impegni, con Sky e con altro, da gennaio è probabile che io mi trasferisca direttamente qui.
Il ruolo di Brand Ambassador? Credo che mi si addica particolarmente viste le esperienze maturate nel resto del mondo, dagli Stati Uniti a Dubai dove sono residente da 14 anni. È stato tutto molto semplice. Il ruolo di Brand Ambassador intende significare che io rappresenterò qui e là per il mondo il presidente, il direttore, la squadra, facendo conoscere ovunque tutti i protagonisti del club. Io non andrò sopra il direttore sportivo, al direttore generale, né tantomeno sopra l’allenatore. Ognuno di noi ha il suo ruolo ben distinto e tutti noi siamo competenti. Il nostro lavoro permetterà a tutti di scambiarsi le idee necessarie a remare tutti insieme nella stessa direzione.
Ho un esempio davanti ai miei occhi, il Como. Loro son stati presi dall’Eccellenza, ci hanno messo del tempo, ma sono arrivati in Serie A a fare quello che stanno facendo. Loro le cose le hanno fatte con una serie di cose, ma con una programmazione e non quando andavano fatte regolarmente. Per me, se ti regoli così, sei già in ritardo…».