Silvio ha un Angelo. L’avevano dato per impazzito, Baldini: «Il calcio era solo stress che mi mangiava. Non riuscivo più a controllarlo»

during Padova Calcio vs Palermo FC, Final Playoff Serie C 2021-22 first leg, at Euganeo stadium in Padova, Italy, on June 05, 2022. (Photo by Davide Casentini)

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” riporta una lunga intervista a Silvio Baldini nel quale racconta la sua vita.

L’avevano dato per disperso. “Silvio Baldini? Mai più visto”. Avvistato qua e là tra osterie locali e incursioni solitarie all’alba per i sentieri delle sue Apuane. Gli stessi dove Michelangelo, altro furioso notevole, si arrampicava a scegliere e fare all’amore con il marmo giusto per le sue statue. Terra di smodati e di anarchici la sua, tra Massa e Carrara: nell’area antistante il cimitero, il monumento a Gaetano Bresci, l’anarchico che s’era messo in testa di uccidere a pistolettate re Umberto I. E lo uccise davvero. L’avevano dato per impazzito.

“Silvio Baldini? Fa discorsi strani”. Sentiva le voci di dentro. Solo che, a differenza di Eduardo, lui non aveva spettatori, non aveva un palcoscenico. Doveva cercare altrove la sua catarsi. Labile il confine tra un teatro e un manicomio, quando senti le voci e nessuno ti applaude. Non si limitava a sentirle, Silvio, obbediva ciecamente. Una di queste voci gli disse un giorno che per lavarsi l’anima doveva ricominciare una nuova vita.

«Ho accettato di allenare la Carrarese in serie C a una sola condizione. Ho preteso di non essere pagato. Zero. Neanche un rimborso spese. Sapevo che dovevo espiare…». Silvio Baldini diventa un mister nell’ambiente: perché un grande allenatore, riconosciuto come tale dai colleghi più celebri (l’amico Conte, Lippi, Spalletti e Mancini, De Zerbi, Lele Adani, suo ex calciatore al Brescia, ne parla come un messia) sceglie prima di sparire e poi, quando torna, lo fa per allenare gratis una squadra di serie C? U scito di senno? Uscito da tutto? «Sono sparito da un mondo di falsi e ipocriti in cui non mi riconoscevo più. Il calcio era solo stress che mi mangiava. Non riuscivo più a controllarlo. Cosa ho fatto in quei sei anni? Niente. Salivo per le montagne con il mio bastone, i miei cani. D’inverno me ne andavo a cacciare pernici con i pastori siciliani. Una grande amarezza dentro, ma anche una strana serenità. Sei anni di vuoto, così sembravano, e invece sono stati gli anni della mia rinascita. Poi, ho ripreso ad allenare…».