L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” riporta una lunga intervista a Silvio Baldini nel quale racconta la sua vita.
Doveva espiare. Ma espiare che cosa? Il calcio in culo a un collega? «No, quello fu in realtà un incidente emotivo che significò molto non per me ma per la gente che mi giudicava. Dovevo, invece, espiare la scelta di Palermo». Quattro anni prima della pedata in mondovisione. «A Empoli stavo bene. Mi volevano fare un contratto di 100 milioni per 5 anni. Mi cercavano anche Fiorentina e Napoli. Arriva Zamparini e mi offre un triennale a 2 miliardi l’anno per allenare il Palermo in serie B. Penso ai tre figli, mia moglie spinge, e accetto. Un madornale errore. La scelta dei soldi. Tradisco me stesso. Finisce tutto. Zamparini, ricco a palate, si sente onnipotente, metteva bocca sulla formazione.
Voleva suggerirmi chi doveva giocare. Dopo una sconfitta, a caldo, mi provoca e io lo insulto di brutto. “Il presidente non mi deve rompere il cazzo, il campionato lo vinciamo e basta!”. Mi esonera. Eravamo terzi, ma la mia storia di allenatore finisce lì. Zamparini mi ha fatto molto soffrire. Non sono uno nato per arricchirmi, non sono nato per subire persone arroganti… Ho capito che dovevo mettermi da parte. Come campavo? Me la cavavo con i risparmi e i 2.400 euro di pensione. I soldi sono il diavolo. Avevo ceduto l’anima. Anche scopare se è per questo mi piace, ma non ho mai tradito mia moglie » . Questa me la dice due giorni fa, diciotto anni dopo, mentre sta a pranzo nella terrazza di un ristorante a Mondello con l’adorata Paola, quasi 40 anni insieme, a respirare la brezza marina.
PALERMO, 18 ANNI DOPO. Il Palermo a dicembre è quinto nel girone C di serie C. «Mi chiama Renzo Castagnini, il direttore sportivo: Abbiamo fatto una figura meschina nell’ultima partita, cambiamo allenatore, ti va di fare una chiacchiera? Il 24 dicembre, la vigilia di Natale, firmo per il Palermo. Rinnovo automatico di un anno in caso di promozione. Firmavo e non ci credevo. Negli anni in cui non allenavo e passavo l’inverno in Sicilia mi fermavo spesso al santuario di Santa Rosalia. Sentivo una voce che mi parlava: Tornerai a Palermo…» . Suggestioni, fantasie, allucinazioni, mi dicevo. Con il senno di poi, mi dico oggi che quella scelta estrema di non allenare fu un’illuminazione non un black out. Ho aspettato tanto per riavere indietro quello che mi hanno tolto. 18 anni non sono stati più un calvario, ma una goduria. Nel momento in cui pensi che tutto sia finito, tutto si riaccende e riparte. Bellissimo!…. La predizione di Santa Rosalia si è avverata e ora sono curioso di vedere come andrà a finire. Il destino ti porta, ti mette li , ma poi devi essere tu a vincere le battaglie…» . Intanto si prende la serie B, poi si vedrà. « C ome mi sono presentato ai ragazzi? Mi lascio guidare solo dal mio istinto. Ho chiesto solo emozioni da loro. “Dobbiamo cercare noi stessi”, gli ho detto il primo giorno. “Se cerchiamo noi stessi. i risultati arriveranno di conseguenza”. Empatico, ma radicale. Era una squadra, ma non era un gruppo. “Da oggi io sono il vostro unico riferimento, da oggi dentro qua conta solo una voce, la mia. Se il presidente vuole parlare deve alzare la mano e chiedere il permesso” » .