Matteo Brunori ha concesso una lunga intervista alle colonne de “La Repubblica” nel quale si è raccontato tra campo e vita privata, parlando anche del suo passato e della sua infanzia.
Ecco alcuni estratti:
“L’ultima prodezza di Andria riporta in prima fila Matteo Brunori nato a Macaé nello stato di Rio de Janeiro, città di mare, foreste e cascate, ma residente da sempre ad Assisi. Di Macaé non ha praticamente memoria.
«Avevo un anno quando mi sono trasferito in Italia, non certo l’età per consentirmi ricordi». Matteo Luigi Brunori Sandri…«Solo Brunori. Sandri l’ho cancellato. Era il cognome di mio padre che non ho mai conosciuto. Matteo è il nome che mi ha dato la mamma, Luigi come il nonno a cui ero legatissimo. Tatuaggi? La maggior parte segnano i passi della mia vita. Speciale quello che ho al polso: data di nascita e morte appunto di mio nonno. Nessuno invece relativo al calcio. Una storia che devo ancora scrivere. L’abitazione di famiglia. Nonno Luigi possedeva, a Bastia Umbra, un’azienda per la produzione del cachemire. Naturale quindi tornare alle radici. Mia madre non lavora, sono io ora il capo famiglia. A Mondello, vivo con la mia futura moglie Dalila e la cagnolina Nina. Matrimonio? Ci siamo conosciuti a Perugia. Lavorava in un centro commerciale, quando ero col Villabiagio in D. Un colpo di fulmine. Abbiamo dovuto rimandare per il Covid. Ci sposeremo a giugno del 2022 e andremo negli Stati Uniti, com’era stabilito. Sogni da bambino? Non avevo tanta voglia di studiare, la fantasia mi portava negli stadi più famosi e all’esordio in nazionale».
Chi le ha trasmesso l’amore per il pallone? Il nonno?
«No, era appassionato di moto e mi spingeva per seguirlo. La passione è nata per strada o a scuola frequentando gli altri bambini. Per il Milan. I miei idoli erano Kaka e Pato che con i loro colpi risultavano decisivi. Ancora oggi sono un simpatizzante del Milan e vorrei che vincesse lo scudetto».
Giovanni Tedesco, che l’ha avuta nel Foligno, dice che la sua avventura calcistica comincia oggi. «Ha ragione. Non sono più un giovane ed è vero che mi trovo nel punto cruciale della carriera. Mi sento però un ragazzino e posso giocarmi le mie carte».
Tedino, con cui è stato di recente a Chiavari, lo ha definito “una persona meravigliosa, una prima punta col fisico da seconda, che può agire da centravanti di movimento e che dentro l’area si smarca e calcia, bene, in porta”. «Grazie per le belle parole, avevo un buonissimo rapporto con lui. Ha ragione: fisicamente non sono un attaccante di due metri però il nove, tra l’altro il numero preferito, mi piace e di testa mi sono anche tolto già uno sfizio»”.