L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla storia di un tifoso canadese e sul Mondiale in Qatar.
Si fa chiamare The World Cup Collector, il collezionista di Mondiali. Ognuno ha le sue manie: Lee Kormish ha 44 anni e viene dal Canada. Per la precisione da Saskatoon, una città lontana da tutto che prende il nome da una bacca della zona. Lee è un appassionato di calcio che a un certo punto ha deciso di scadenzare la vita in base alla Coppa del Mondo. Dove va lei, lui c’è. Lo abbiamo incontrato, dopo un lungo inseguimento attraverso i social media, allo stadio Lusail prima di Argentina-Messico: «Sono già alla tredicesima partita in questo torneo. Il mio obiettivo è entrare nel Guinness dei primati».
Quale record sta cercando di battere? «Numero di partite viste dal vivo in un Mondiale. Il primato attuale è 32. Io conto di arrivare a 41 in Qatar, grazie alle brevi distanze tra gli stadi».
Quando ha cominciato la sua corsa? «A Germania 2006. Questo è il mio quinto Mondiale. Nelle precedenti edizioni ho visto complessivamente 62 partite».
Un bell’impegno. Come riesce a gestirlo, tra trasferte e biglietti? «In alcuni casi ho qualche amico che mi aiuta, trovo qualche accredito. Qui a Doha per esempio il comitato esecutivo del torneo mi ha sostenuto, conoscendo la mia passione».
Tutto gratis allora? «Assolutamente no. Essere qui mi costa 10.000 dollari: i biglietti di semifinali e finali erano carissimi». Di cosa si occupa, tra un Mondiale e l’altro? «Fino a poco tempo fa lavoravo in una ditta di forniture di arredi. Adesso sono un arbitro di soccer, di calcio. Il nostro movimento è in grande crescita, sapete? Dopo le donne, anche gli uomini stanno crescendo. Che la nostra Nazionale sia tornata ai Mondiali dopo 36 anni la dice lunga».
Il calcio a che punto è arrivato nella classifica delle preferenze canadesi? «Direi al quarto. Al primo posto resta l’hockey su ghiaccio, poi il football americano e il basket».
Ha una famiglia? «Una compagna, Lesley. E due gatti. Non ho figli però. Questo obiettivamente mi facilita».
Cosa dice Lesley di questa passione? «Mi supporta al 100 per cento».
Davvero? «Per forza. Quando abbiamo cominciato a uscire, io le dissi subito una cosa: ogni quattro anni, per un mese non ci sono. Se è un problema, non possiamo andare avanti. Lei ha accettato. Se prendi un impegno all’inizio, quando la relazione ancora non è a un livello serio, non possono esserci discussioni dopo».
Come definirebbe la sua attività? «Non è un’attività, è una dipendenza. Non posso stare senza la Coppa del Mondo».
Ha 44 anni, Lee: quanti Mondiali vede ancora davanti a sé? «Non posso saperlo, non ho una risposta. Perché vedrò Mondiali fino a quando morirò».