Sforzini: «Ho smesso di giocare ma il cuore resta rosa. Che spettacolo Mondello»
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha intervistato l’ex rosanero Nando Sforzini fresco di addio al calcio.
Nando Sforzini, promozione in C con il Palermo, poche apparizioni a Campobasso, e a 37 anni l’addio: perché? «Era una decisione presa da mesi, voltare pagina non è stato semplice, dopo oltre vent’anni di pallone. Ogni giorno dicevo a me stesso: “domani, domani …”.
Cosa farà? «Resto nel calcio. Ho finito il corso di direttore sportivo e a marzo avrò l’abilitazione con una tesi sulla psicologia del calciatore. Nostalgia? Mi ero già messo il cuore in pace».
Parentesi Palermo troppo breve. «Fossi rimasto, forse avrei allungato la mia carriera perché giocavo in una città che mi stimolava e mi stimava. Palermo è stupenda, molto accogliente, con un clima fantastico. Mi sono trovato benissimo».
La stagione fu positiva: 5 gol e l’approdo in C. «Il mio unico rimpianto, i quaranta giorni di inattività per la frattura del femore, cioè sette o otto partite che mi avrebbero aiutato a rimanere l’anno successivo. Mi ritengo comunque privilegiato ad avere praticamente chiuso la mia professione con questa avventura».
Abitava a Valdesi, sul lungomare. «Mondello l’ho vissuta in pieno, pensi che avevo l’abitudine di fare il bagno pure d’inverno: uno spettacolo. Stavo spesso in spiaggia, anche nel periodo dell’infortunio. Mi serviva per curarmi».
Chi non ha voluto la sua riconferma? «Ho parlato con i dirigenti rendendomi disponibile anche a un ruolo marginale per far crescere Lucca, con cui peraltro ho un bel rapporto. Hanno puntato su elementi più giovani. Ci può stare, non serbo né rancori, né astio».
Di oltre 100 reti realizzate, nessuna in serie A. «Una maledizione. Soprattutto a Pescara mi capitarono tante occasioni, non riuscivo a buttarla dentro neanche per sbaglio. In compenso, ho segnato in tutte le altre categorie. Si vede che era destino».
E mai contro il Palermo. «Vero. Ricordo piuttosto quando, con il Pescara, perdemmo in casa contro una squadra lanciatissima. Segnarono Dybala e Belotti e per noi un ex rosanero, Mascara. La cosa curiosa è che prima del mio arrivo in D, non avevo mai giocato a Palermo. E quando debuttai al “Barbera” contro la Cittanovese feci gol dopo trenta secondi su assist di Felici: la vita è strana».