Serie C, Ghirelli: «Che gioia ripartire! Il mio messaggio ai calciatori non vaccinati»
Il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli è intervenuto con una lunga intervista ai microfoni di “TuttoC.com” il quale ha parlato in particolare della ripartenza del campionato e dei calciatori no-vax.
Ecco qualche estratto:
«Intanto, è una gioia ripartire. Purtroppo non è la prima volta che ripartiamo: speriamo che la quarta ondata abbia un termine e sembra che un calo ci sia. dati al 18 gennaio ci dicono che la strada seguita, quella della Bolla, su consiglio del dottor Francesco Braconaro, il nostro consulente scientifico e medico che ringrazio fortemente insieme ai sessanta medici della Lega Pro, si è rivelata una scelta positiva. Abbiamo aggiornato il nostro studio: se si va a vedere il totale dei calciatori positivi, eravamo arrivati a 491. Sono scesi a 98, se avessimo giocato il 18 gennaio chissà. Così, l’80 per cento si è negativizzato: il fatto di non farli stare insieme, viaggiare, andare in trasferta ha determinato un fatto positivo».
E l’assenza di partite ha complicato la vita alle società?
«Certamente, le società hanno pagato un prezzo: non ci sono stati incassi e da questo punto di vista è stato un fatto negativo, però ora si può ripartire e grazie alla bolla tutte lo fanno alla pari. Non si è determinato nessuno screzio tra le società, nessun contenzioso: anche questo è un dato positivo, da tenere in grande attenzione. Non serve aggiungere problemi a una fase da difficoltà. In più il nostro studio evidenzia come appena dieci componenti dei gruppi squadra, sei calciatori e quattro all’interno degli staff, non si sono vaccinati. È un ulteriore fatto positivo. C’è da aggiungere, ma è un dato che non abbiamo, che non aver fatto aggregare i tifosi allo stadio ha evitato rischi anche a loro. Ora ripartiamo, sperando che non ci siano problemi. Certamente abbiamo un problema di accumulo di partite, ma da questo punto di vista abbiamo adottato il solito metodo: in guerra non si tagliano le retrovie, altrimenti adesso avremmo corso il rischio, non sapendo come si sarebbe sviluppato il virus e quanto ci avrebbe danneggiato, di compromettere il campionato. Ora speriamo che ci dia respiro e poi potremo riflettere con calma nella prima settimana, nei primi 8-10 giorni di febbraio, e valutare come rimodulare le partite. Pressing sui non vaccinati? Credo che sarebbe utile che tutti si vaccinassero: tutto spinge in questa direzione. Loro sono professionisti tra l’altro: non è solo un problema di salvaguardia della salute loro e di rispetto degli altri. C’è anche un altro discorso: essendo professionisti, devono avere la contezza di essere in condizione tale da poter giocare. È evidente che il virus si sviluppa soprattutto utilizzando le zone di non vaccinazione e quindi sarebbe utile ridurle il più possibile. Così non mi stancherò mai di dire ai dirigenti e ai tifosi di mantenere distanziamento sociale e mascherine. Il rischio di chiusura degli stadi esiste. Allungare il campionato? Io procederò per passi molto saggi. Se la pandemia rallenta in maniera significativa, noi abbiamo finestre in cui poter spostare le giornate. Se ci sarà un problema relativo a un ulteriore aggravamento della situazione,, si può ragionare anche per altro. Qui, come per la bolla, bisogna rispettare gli interessi di tutti: c’è chi lotta per la B, chi per i playoff, chi per i playout. Dobbiamo trovare una soluzione equa, che non sia negativa per nessuno. Abbiamo al momento attuale la possibilità di farlo: se non si aggrava la pandemia, e lo spero, siamo in grado verso la prima settimana, i primi dieci giorni di febbraio, di fare una verifica da questo punto di vista e alleggerire i ritmi del calendario. Mi auguro che non ci sia bisogno di rinviare il campionato, perché vorrebbe dire che la pandemia è superata. Io sono aperto a tutto, nei tempi dovuti: se avessimo spostato subito le partite e allungato il campionato, sarebbe stato come tagliare le retrovie in guerra. Stiamo ancora combattendo il maledetto, non sappiamo cosa ci riserva. Bisogna decidere, ma nei tempi dovuti. Qualcuno ipotizza anche che si possa allungare il calciomercato? A me non è arrivata nessuna richiesta in tal senso. E mi consenta una battuta: meno tempo hanno le società per spendere, in questo momento, meglio è».
Ci sono stati tanti cambi di proprietà in questo periodo.
«Guardiamo il dato generale. Ci sono stati una serie di cambi di proprietà. Nel passato questo spesso portava al fallimento. Da questo punto di vista, credo che bisogna vedere il dato positivo. Nel senso che, rispetto al passato, ci sono stati cambi di proprietà significativi: Modena, che aveva già una grande proprietà e ha avuto un’ulteriore qualificazione. Il Cesena, anche. Io credo che, complessivamente, uno degli elementi che non fa andare al fallimento in molti casi sia da un lato una maggiore credibilità della Serie C e dall’altro il fatto che stanno arrivando i progetti del PNRR: si è intravista la possibilità che qualche asset di sostenibilità e risorse la Serie C le possa ottenere. Una volta le società fallivano quando i proprietari se ne andavano. Aggiungo che ora ci sono delle norme che rendono più complicato fare come in passato: chi acquista sopra il 10 per cento delle quote deve dare alla FIGC tutti i dati relativi all’onorabilità e alla sostenibilità economica».
A Catania la situazione resta da monitorare. Quale epilogo si aspetta?
«È una vicenda purtroppo di lunghissima data. Ritorniamo a quando la prese la SiGi: era una situazione al collasso. Io devo dire che hanno messo denari per andare avanti, in una situazione complicatissima. Va dato loro atto di aver lavorato per mantenere l’impegno che si erano presi: penso che veramente si siano profusi, alcuni in maniera molto forte, a livello di risorse finanziarie. Poi la situazione si è ulteriormente complicata: vi è stato un intervento del tribunale e ora hanno tempo fino al 28 febbraio. Mi auguro che entro quella data riescano a onorare gli impegni presi e si sistemi la situazione della proprietà. Io rimango preoccupato, diciamo leggermente meno ma sempre preoccupato».