L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Pisa e riporta alcune parole di Caracciolo il quale parla anche del Palermo.
La Torre pende ma non cadrà mai. Il Pisa non può avere un capitano diverso. Antonio Caracciolo si è appena rialzato, 300 giorni esatti dopo l’infortunio.
Come lo ricorda? «Penultima giornata in casa con il Cosenza, era il 30 aprile, minuto 81. Sentivo fastidio, ma l’adrenalina… Eravamo in corsa per la A diretta, vincevamo 1-0 ed eravamo secondi, ero carico. Invece è saltato il crociato del ginocchio destro, abbiamo preso il rigore e il pareggio. Niente Serie A diretta, tutti ai playoff».
Pensava a quello? «No, a mio figlio. Doveva partire per la Florida per un’operazione. Ho pensato: se andiamo in A diretti vado subito da lui, con i playoff dovrò aspettare».
Si annunciano playoff con grandi piazze, forse i più seguiti di sempre. Ci ha pensato? «Come pubblico e a livello tecnico saranno molto tosti, e questo darà una carica in più. A chi non piace giocare negli stadi pieni? Vogliamo mettere con le partite a porte chiuse? Per l’amor di Dio… Io mi carico quando i tifosi si esaltano per un mio intervento. L’importante è non spaventarsi».
Lei sembra nato per le sfide dirette: è venuto al mondo proprio il giorno in cui Schillaci segnava all’Irlanda e portava l’Italia in semifinale a Italia 90… «Prima arriviamoci, ai playoff, e poi fatemeli giocare».
Con 287 presenze in B come si spiega questo campionato? «Sempre complicato. In A i campioni li noti, perché decidono le partite. Qui no, anche chi ha qualità fa fatica, perché conta la fame. Vedi il Südtirol».
Cheddira, Lapadula, Brunori: chi non vorrebbe trovarsi di fronte ai playoff? «E pure Odogwu, tutti tosti. Ma si deve preoccupare chi si trova contro i nostri Torregrossa, Gliozzi, Moreo e Masucci».