Serie B Parma, Krause: «Abbiamo un progetto top e con Pecchia torniamo in alto»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Parma riportando le parole del patron Krause.

Il futuro, ma anche il presente. Lo sguardo di Kyle Krause, presidente del Parma, si sdoppia: da un lato deve pensare al progetto a lungo termine, dall’altro ha l’obbligo di inseguire un sogno chiamato Serie A. Con lo spirito dell’imprenditore visionario cerca di tenere insieme le due esigenze. E regala una certezza: Fabio Pecchia sarà l’allenatore anche nella prossima stagione.

Dopo due anni e mezzo alla guida del Parma come valuta la sua esperienza? «E’ stato un viaggio straordinario, finora. Ed è una storia che deve essere ancora scritta».

Più difficile essere al timone di una squadra di calcio o di un impero industriale? «Le due cose sono simili. Tre aspetti definirei essenziali quando si tratta di guidare qualsiasi cosa: concentrazione, strategia e resilienza».

E’ soddisfatto dell’attuale posizione del Parma? «Si è veramente soddisfatti solo se si è al primo posto. Vediamo come vanno le prossime cinque partite».

Lei è stato criticato dai tifosi. Ci è rimasto male? «Che vinca o perda, amerò e rispetterò sempre i nostri tifosi e la gente di Parma. Come presidente, ricevo troppo credito quando abbiamo successo. Ma merito qualsiasi critica quando non lo siamo. Il mio messaggio ai nostri fan: continuate a sostenerci. Forza Parma, sempre».

Finora che cosa è mancato al Parma per fare il salto? «Abbiamo la qualità. Dobbiamo solo continuare a dimostrarla in campo».

Pecchia sarà l’allenatore anche del futuro, indipendentemente dalla conquista o meno della Serie A? «Assolutamente sì. Ha abbracciato una filosofia e la sta costruendo giorno per giorno. Un allenatore non può essere giudicato solo sulla promozione in Serie A».

Il Parma continuerà ad essere una multinazionale con molti stranieri o punterà su un gruppo più italiano? «Non conta la nazionalità, conta il talento della nostra rosa. La nostra politica sportiva è chiara: generare giocatori giovani e di qualità, indipendentemente dalla loro provenienza, e che possano garantire alla società un futuro sportivo ed economicamente sostenibile. Man mano che diventiamo più forti nel settore giovanile, diventiamo anche più italiani».