L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Cosenza e le parole di Dionigi.
Un anno (e cinque mesi) sabbatico, a spese del Brescia che l’ha esonerato a febbraio 2021. Poi Davide Dionigi s’è ripresentato in B vincendo le prime due gare col Cosenza.
Com’è stata l’inattività?
«Col tempo vengono i capelli bianchi e capisci. Una volta mi sarei arrabbiato, adesso si riflette e si cerca di far scelte intelligenti e stimolanti. Non si cerca di lavorare serenamente, perché nel calcio non succede mai, ma nelle condizioni migliori. E qui le ho trovate, a prescindere dai risultati».
A Cosenza è rimasta l’euforia della salvezza al playout. Quanto vi aiuta?
«Tanto. Sono rimasti pochi giocatori, ma sono stati i primi a trasmettere entusiasmo. Avete visto le nostre esultanze dopo i gol? Sembrava che avessimo vinto i playoff, vuol dire che dentro c’è tanta gioia».
Davanti c’è solo Larrivey.
«C’è anche Butic, con i giovani Nasti e Zilli. Siamo una squadra giovane, ragazzi con fame e voglia di dimostrare. Più lui, Rigione e Rispoli che li guidano: Larrivey ha 38 anni ma è integro, non ha mai saltato un allenamento e io a volte lo fermo. Un esempio, vero leader».
Da intenditore di vino, a quale bottiglia lo paragona?
«Direi un Barolo, invecchiato il giusto, che lo stappi ed è una bellissima sorpresa».
In questi due turni di B hanno colpito le difese un po’ ballerine.
«C’è una mentalità più europea, squadre più portate alla ricerca del gioco, partite aperte e tanti botta e risposta. Questo porta a qualche gol in più, me ne aspetto sempre di più».
Cosa propone di nuovo a livello tattico questa B?
«È aumentata l’aggressività nella metà campo avversaria, si pressa o più alti, prima si aspettava».
Com’è cambiata la B rispetto a quando giocava lei?
«Ai miei tempi c’erano forse giocatori di maggior qualità, ma a livello fisico e di intensità oggi siamo molto più avanti»