L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caso Lecco e riporta le parole del sindaco.
Il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, non si dà pace: «Che messaggio mandiamo in questo modo ai ragazzini?». Domenica festeggiava con la squadra, adesso cerca di fare tutto il possibile affinché questa storia abbia un lieto fine per la sua città. Compresa una telefonata ieri mattina al presidente Gabriele Gravina.
Sindaco che atmosfera si respira a Lecco? «La città è in apnea. Nessuno riesce a farsi una ragione di come il risultato sul campo, strameritato, possa essere stravolto da regole convenzionali che hanno costretto in tempi rapidissimi una società a fare degli adempimenti che peraltro si sono completati con pochissime ore di ritardo. Una persona ragionevole non può voler davvero subordinare il risultato sportivo a certe cose. Lo sport vero è più forte di un cavillo burocratico».
È questo il messaggio che Lecco vuole mandare ai vertici del calcio? «Esatto. Siamo ben consapevoli che ci sono delle regole, ma sappiamo pure che quell’anomalia nell’iscrizione al campionato di Serie B, quel lieve ritardo, non sono dovuti al Lecco, ma a terzi chiamati a prendere decisioni in pochissimo tempo. Mi riferisco soprattutto alle autorità di Padova a cui il club si è rivolto per la questione stadio e che giustamente hanno dovuto fare le verifiche prendendosi il tempo necessari».
Cosa la preoccupa di più ora? «Se finisse male non saprei davvero come spiegare ai bambini quello che è successo. Io non sono tifoso e di calcio capisco anche poco, ma capisco tanto di sport e educazione: in questo senso il talento deve emergere, guai se si insinuasse che altri possono mortificare i meriti. Sarebbe un messaggio sbagliato nei confronti dei giovani e di chi nello sport crede davvero. Noi chiediamo agli educatori di spingere i ragazzi a credere in loro stessi, a impegnarsi, al fatto che la fatica serve ad ottenere il risultato. Se poi quando lo ottieni questo svanisce per dei cavilli, tutto perde senso».
Il ministro dello Sport Abodi di recente, proprio parlando della Serie B, ha difeso meritocrazia e giusta competizione. «Questo è un caso emblematico, penso sia interesse di tutti far prevalere il buon senso e la sostanza. È una responsabilità grande».
Il Brescia però rivendica un posto in Serie B. «Poi però sarebbe difficile spiegare perché una squadra che ha vinto sul campo viene buttata fuori e chi invece le ha perse tutte viene riammesso. Lo capisce anche un bambino che è ingiusto. L’artefatto giuridico diventa a questo punto il latinorum dell’Azzeccagarbugli manzoniano. Noi siamo come Renzo Tramaglino, persone di buon senso che lavorano. Se qualcuno si difende dietro all’Azzeccagarbugli probabilmente è perché non ha a disposizione altri argomenti».