Serie A: pasticcio protocollo
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul protocollo covid in serie A.
È così, oggi pomeriggio, si concluderà questa seconda giornata di ritorno. Nonostante tutto. Una giornata che in un primo tempo prevedeva dei rinvii e che poi, tra ricorsi al Tar e nuovo protocollo della Lega Serie A, è stata portata a termine. Ma a quale prezzo? Abbiamo visto scendere in campo formazioni senza molti titolari, rimaneggiate tatticamente e tecnicamente, con la presenza di giovanissimi che non si erano nemmeno mai affacciati in prima squadra, ma anche alcuni club che – smarcati all’ultimo dalla quarantena decisa dalle Asl – hanno avuto pochissimo tempo per preparare gli incontri. Il protocollo della Lega – secondo cui si scende in campo se si hanno tredici negativi, compresi i maggiorenni delle Primavere, pena la sconfitta a tavolino – continua a creare malumori. Ieri l’Udinese ha comunicato «di aver depositato un preannuncio di ricorso al Giudice Sportivo della Lega Serie A avverso la regolarità della gara di campionato Udinese- Atalanta».
Gara che, come noto, i bianconeri hanno perso 6-2. Ma c’è di più. Il club ha pure reso noto che dai test molecolari effettuati ieri mattina è risultato positivo «un giocatore che ha preso parte alla gara contro l’Atalanta». E se ora emergessero nuovi contagi tra i bianconeri? C’è poi il caso Bologna, che al netto dei positivi si è potuto radunare soltanto ieri per preparare la trasferta di oggi a Cagliari. Mihajlovic è stato come sempre chiarissimo: «Tredici giocatori? Potevano andare bene 40 anni fa. Ora, con i 5 cambi, per essere in regola dovremmo giocare a calcio a 7. Spero solo che chi ha optato per il rinvio a domani lo abbia fatto in buona fede».
Proteste. Sul tema è intervenuto anche il presidente del Torino Urbano Cairo: «Vedere partite che finiscono tanto a poco perché chi perde non ha giocatori o non si è allenato per giorni non è una bella cosa. L’ho detto pubblicamente, il protocollo che ha fatto il Consiglio di Lega, anche abbastanza velocemente, a mio avviso può essere cambiato. Non mi è sembrato molto ragionevole. Pensare di poter giocare con 13 non positivi, attingendo alla Primavera fino ai nati nel 2003 anche se non professionisti vuol dire andare oltre. In Inghilterra hanno fatto cose molto più ragionevoli ponendo un minimo di giocatori, ma tenendo conto che gli infortunati non vengono considerati, e andando poi a valutare i singoli casi tenendo conto che i giovani devono esser professionisti. Una cosa molto più equa che tutela il merito del campionato e va anche a beneficio dello spettacolo». Di tutto questo si discuterà di certo nell’Assemblea di Lega convocata ieri per giovedì e che vede tra i punti all’ordine del giorno proprio l’«emergenza Covid: delibere in ordine alla gestione della pandemia».