L’amministratore delegato della serie A Luigi De Siervo ha parlato ai microfoni de “La Repubblica” soffermandosi su vari temi, dal caso Juve ai diritti tv e la pirateria.
Ecco le sue parole:
«Il mio disappunto deriva dal fatto che si sia voluti intervenire in costanza di campionato: questo può essere un elemento di alterazione – ha dichiarato in un’intervista pubblicata sull’edizione odierna de La Repubblica -. Per il resto, parliamo finora di ipotesi di reato e procedimenti aperti: l’auspicio è che questa sanzione per le plusvalenze possa esser riconsiderata perché asimmetrica sia a livello europeo, sia italiano».
Sulla Superlega e i nuovi format della Champions pensata dalla UEFA: «Sono molto preoccupato: la crescita delle “superleghe”, ossia Champions e Premier, espone i campionati nazionali a un grave pregiudizio perché rischiano di vedere comprimere la loro base di ricavi. Il super affollamento dei calendari prelude a una crescita di valore, ad esempio, della UEFA, che vuol passare da 3,5 a 5 miliardi di ricavi con la nuova Champions. Ed è evidente che in una fase stagnante del mercato, questo tende a premiare un numero circoscritto di squadre: più soldi a poche, meno alle squadre medie, creando un effetto distorsivo che si vede già in Francia e Germania, dove vince sempre la stessa».
Sul prossimo bando per i diritti TV della Serie A: «Ci aspetta il bando per i diritti televisivi più difficile di sempre. Il mercato è complesso, abbiamo registrato la progressiva disaffezione di Mediaset e la scelta di Sky, nell’ultimo triennio, di avere un ruolo più marginale. Ma ciò che preoccupa è che ci troviamo in un sistema in cui manca la certezza del diritto, data dall’esistenza della pirateria. Chi ci perde è sicuramente la Serie A: il danno è di circa 1 miliardo ogni tre anni, ma tutto il calcio, anche la Serie B e la Lega Pro, è finanziato con i soldi dei diritti televisivi. Abbiamo il triste primato di essere il Paese col tasso di pirateria più alto al mondo. E questo è avvenuto nel silenzio della politica e delle autorità».
Sull’atteggiamento delle società di telecomunicazione in merito: «C’è soprattutto un atteggiamento omissivo e credo anche un interesse. Le Telco hanno beneficiato di alti volumi di traffico, facilmente riconducibili agli orari delle partite. E non hanno fornito la collaborazione minima che ci saremmo aspettati da chi vive in un mercato che deve essere legale».
Sulla possibilità di vendere i diritti TV su 5 anni e non più su 3, il presidente della Lega Serie A ha le idee chiare: «Questa novità ci permette di affrontare il mercato con le stesse armi delle altre Leghe europee. E non avvantaggia DaZN o Sky che hanno i diritti. Anzi, fornisce a nuovi player interessati a entrare nel calcio italiano il tempo sufficiente per sviluppare il prodotto. Mancata proroga degli accordi in corso? Un tema superato dai fatti: non aveva costi per lo Stato e avrebbe fornito un’opzione in più, forse inutile, ma già usata anche in Inghilterra dalla Premier: poteva essere uno strumento negoziale».