Serie A, Casini: «Stadi? Il calcio in Italia è lo specchio del Paese»
Il presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini, intervenuto durante il Business of Football Summit organizzato dal Financial Times, si è espresso su vari temi.
Ecco alcuni estratti:
«Come è stato questo primo anno? Molto sfidante, anche considerando che fino a marzo in Italia abbiamo avuto gli stadi chiusi per il Covid. Sulle divisioni, quello che ho imparato è che ogni lega è divisa a modo suo. Abbiamo provato a migliorare la situazione, il governo e il parlamento danno il loro. Quello che abbiamo ottenuto è di cambiare la norma sui diritti tv internazionali potendoli vendere senza limiti di tempo. Hanno modificato la norma che inizialmente ci creava problema, le limitazioni non aiutavano e ora non ci sono più. La Serie A deve lavorare su tre temi: ricavi, infrastrutture che è la priorità e cultura. Lo scorso dicembre abbiamo approvato un documento su come il calcio italiano può essere migliorato”, ha proseguito. “Ricavi? Puntiamo ad aumento importante a livello internazionale, abbiamo un potenziale. Gli USA sono uno dei mercati principali anche alla luce del numero di investitori statunitensi nei club, penso anche a come la Fiorentina ci ha aiutato ad ottenere il contratto negli USA, un aiuto in termini di creare contatto. Ora abbiamo anche un ufficio a New York così come ad Abu Dhabi, il Medio Oriente è un’altra area su cui puntiamo. Gli uffici servono a livello promozionale, avere persone sul territorio, un modello che la Liga ha impostato bene».
«Cosa hanno portato gli investitori USA? Siamo consapevoli che questo interesse dall’estero c’era anche negli anni migliori ma era difficile da realizzare. Hanno portato diversità e anche le loro conoscenze anche a livello internazionali. Alla fine credo sia positivo avere questa diversità, ogni proprietà porta qualcosa di diverso. Fondi? È troppo presto, abbiamo solo ricevuto manifestazioni di interessi. Non c’ero all’epoca dell’offerta di CVC, ma quello che è capito è che abbiamo vissuto un dramma tipicamente italiano, in cui non si segue la regola di capire prima cosa fare. Siamo aperti ad ascoltare le proposte, ma è importante per la Serie A avere prima un progetto e poi aprire ad interessi dall’esterno. Media company? Sono due parole che possono dire tante cose. La Serie A è già una media company, cosa che ci ha permesso ad esempio di essere la prima lega di usare il fuorigioco semiautomatico. La riforma è legata al disegno a livello istituzionale: come può una associazione di club può vendere meglio il proprio prodotto? Forse è meglio avere una società separata per farlo. L’assemblea ne discuterà, avremo diverse opzioni. Chi la possiederà? I club se seguiremo questo specifico modello. Nella mia visione sarebbe però in totale controllo della Lega Serie A altrimenti perderebbe la propria funzione».
«Stadi? Dobbiamo ricordare che in Italia il calcio è lo specchio del Paese. L’Italia ha un problema infrastrutturale come Paese e c’è anche nel calcio. Quello che abbiamo imparato è che il problema non è legislativo, non è economico ma il problema è burocratico, servono permessi a tutti i livelli. Per questo progetti come la candidatura a Euro 2032 può aiutare. Come risolvere problema? Abbiamo preparato specifici progetti per ciascuno stadio anche a burocratico e li porteremo al Governo. Speriamo che almeno possa accelerare i processi. Nuovo Governo coopera? Siamo stati fortunati che il ministro dello sport Abodi fosse precedentemente il presidente della banca infrastrutturale. Questo è positivo per tutto lo sport».