L’edizione odierna de “Il Secolo XIX” ha realizzato una lunga intervista all’ex rosanero Luca Rigoni, dove il centrocampista è tornato a parlare anche del suo periodo trascorso a Palermo da fuori rosa. Ecco quanto si legge: “«I gol? Ho iniziato a segnarne un po’ da tre anni, forse sono maturato tardi…». Il vizio, per Luca Rigoni, è arrivato in età calcistica avanzata. Non certo da «anziano», come lo ha definito il suo ex presidente Zamparini. Perché Rigoni ha 31anni e anche nel Genoa ha confermato di essere giocatore preziosissimo: con il suo lavoro a centrocampo, certo, ma anche e soprattutto con i suoi gol. «Il presidente Preziosi ha creduto fortemente in me quando ero fuori rosa, ora cerco di ripagare la sua fiducia meglio che posso».
Due gol nelle ultime due partite, gol decisivi, gol da sei punti. La salvezza del Genoa è merito di Rigoni? «Mi sono fatto trovare al posto giusto nel momento giusto, sono stati due gol importanti. Ma conta poco chi li abbia segnati, sono state due vittorie merito dell’intera squadra. La salvezza non è ancora stata raggiunta, non dobbiamo mollare ma adesso stiamo facendo vedere tutte le nostre qualità».
A proposito di qualità, Rigoni ha quella del cannoniere. Centrocampista con il vizio del gol: ma è sempre stato così? «Ho sempre segnato al massimo uno o due volte in ogni campionato. Due anni fa nel Chievo ne ho fatti 4, l’anno scorso al Palermo sono arrivato a 9. Evidentemente sono maturato tardi, l’anno scorso poi con Iachini ho cambiato ruolo e ho iniziato a giocare più avanti».
Domenica il Genoa va a Napoli. E guarda caso l’ultimo giocatore che ha segnato un gol al Napoli al SanPaolo è stato suo fratello Nicola. «Spero che stavolta tocchi a me ma con un risultato diverso da quello del Chievo, che alla fine perse 3-1. Battute a parte, ciò che conta più di tutto è il Genoa e sarebbe molto bello riuscire a portare a casa un risultato positivo. Perché sono convinto che questa squadra abbia tutto per fare un bel finale di stagione».
Gol di Nicola al San Paolo, gol di Luca il giorno dopo al Ferraris contro l’Empoli. mamma Maria e papà Gianluigi come l’hanno presa? «Erano molto felici, emozionati. Per i sacrifici che abbiamo fatto, per quello che stiamo ottenendo». Aria di calcio fin dalla nascita: papà Gianluigi è arrivato fino alla serie A con il Vicenza e ora allena.
Quanto ha contato nella sua scelta di diventare calciatori? «Mi ha dato tanti consigli ma mi ha sempre lasciato libero di decidere, non mi ha mai imposto nulla. Lo stesso vale per mio fratello. Il calcio è sempre stato una passione, siamo andati via di casa da ragazzini e non è stato facile. Ma abbiamo superato le difficoltà e siamo arrivati in A».
Famiglia di calciatori, famiglia di centrocampisti. «Tutti con caratteristiche diverse. Non ho visto giocare papà, mi dicono che correva poco ma aveva piedi buoni».
Dove ha iniziato a giocare? «Da bambino, nel cortile di casa con mio zio a Cogollo del Cengio, un paese di quattromila abitanti vicino a Schio dove vivevamo. Le nostre origini sono ad Asiago, mio nonno viene da lì. Poi le giovanili nel Vicenza, l’esperienza a Reggio Calabria, Piacenza, di nuovo il Vicenza, Chievo, Palermo e ora sono qui»
Fuori rosa a Palermo, cosa ha significato per lei? «Non mi ha fatto piacere, la decisione è arrivata dopo l’esonero di mister Iachini. È stato un discorso legato ai casini che ha il Palermo, mi sono ritrovato ad allenarmi da solo. Non ho mollato,per fortuna mancava meno di un mese all’inizio del mercato. E quando è arrivato il Genoa ho colto l’occasione al volo. Il presidente Preziosi mi ha voluto anche se ero fuori rosa, sto facendo di tutto per ringraziarlo».
Da Gianluigi ai fratelli Luca e Nicola. Adesso c’è Tommaso, 3anni: è la terza generazione dei Rigoni nel calcio? «Ancora presto per dirlo, è troppo piccolo. Vedremo».
Il cinema è una passione? «Sono due anni che non vedo film, solo cartoni. Ultimamente Zootropolis, Tom e Jerry, Kung Fu Panda 3. In tv qualche serie, come Gomorra».
E i libri? «Mi piacciono le autobiografie. Come Open, quella di Agassi. Ma non mi ritrovo nella sua storia, non mi è mai capitato di odiare il calcio. Mio padre non mi ha mai costretto a fare nulla, non è mai stato ossessivo. La passione è nata da piccolino ed è rimasta. Adesso sto leggendo “Il monaco che vendette la sua Ferrari”, me l’ha consigliato Maresca»”.