“«Lopez è stato il mio capitano a Cagliari, uruguaiano di grande temperamento, uno che non tradiva mai. Conservo un ricordo bellissimo dell’uomo e del calciatore». Firmato Marco Giampaolo. Che domani, al Barbera, ritrova da avversario un suo fedelissimo. Palermo-Samp sarà la sfida tra due uomini che si stimano, la prima da rivali della panchina. L’allenatore e il suo capitano, che nel tempo sono diventati maestro e allievo. Nel calcio di Diego Lopez, le influenze “Giampaoliane” sono evidenti, soprattutto nell’impostazione della linea a quattro di difesa, marchio di fabbrica del blucerchiato. Il primo incontro tra Giampaolo e Lopez risale all’estate 2006, quella del cielo azzurro sopra Berlino. L’allenatore, reduce da una stupefacente salvezza conquistata con l’Ascoli, sbarca a Cagliari. In Sardegna, trova l’uruguaiano che viene, invece, da un’annata cosi cosi. Un tecnico rampante, dalle idee innovative, e un difensore vecchio stampo di 32 anni, all’apparenza in fase calante. Vista cosi, il finale sembra già scritto. E in effetti, nel ritiro in Val Gardena, il mastino di Montevideo rimane perplesso davanti alle indicazioni di Giampaolo, cosi diverse da quello che Lopez aveva fatto in 15 anni di onorata carriera. “Quando e arrivato il mister a Cagliari – ha raccontato Lopez – mi chiese di provare a muovermi difensivamente avendo come punto di riferimento la palla. Non ero molto convinto, lo ammetto. Ma seguii le sue indicazioni. Come andò a finire? Che Lopez tornò a essere un perno inamovibile del Cagliari. In coppia con Bianco, pupillo dell’allenatore di Giulianova. Per l’uruguaiano, il 2006-2007 fu la stagione della seconda giovinezza. Il Lopez scettico aveva fatto posto al Lopez rapito da quel modo di fare calcio. E ora che Siedo in panchina, infatti, insegno ai miei giocatori secondo i principi appresi da Giampaolo”. Questo quanto riportato da “Il Secolo XIX”.