Scommesse Paolo Jarre psicoterapeuta di Fagioli: «Ecco come recupero il ragazzo. Forse in arrivo altri casi»

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caso scommesse e riporta le parole dello psicoterapeuta.

Da 45 giorni – e per almeno il prossimo anno – l’allenatore di Nicolò Fagioli non sarà solo Massimiliano Allegri, ma anche Paolo Jarre. Nessun master a Coverciano, ma 40 anni di esperienza nel campo delle patologie delle dipendenze. Alcol, psicofarmaci, tabacco, gioco d’azzardo. «Da quando sono in pensione – racconta il 69enne psicoterapeuta, fino a due anni e mezzo fa direttore del dipartimento dipendenze dell’Asl To 3 dalla periferia ovest di Torino fino al confine con la Francia – mi occupo principalmente di supervisione dei progetti e formazione in giro per l’Italia. Per Fagioli, ho fatto uno strappo alla regola. Seguo Nicolò da un mese e mezzo: ci vediamo due volte a settimana».

Cosa l’ha colpita nel bene o nel male di Fagioli?

«È la prima volta che seguo un calciatore di alto livello e potevo aspettarmi una persona superficiale, magari anche arrogante. Invece Nicolò, fin dalla prima seduta, mi è parso educato, gentile. E soprattutto consapevole di trovarsi in una brutta situazione e di aver messo in pericolo la sua carriera con le scommesse. Una ruota sgonfia, però non bucata».

Fagioli ha pensato di lasciare il calcio per cambiare aria?

«No, non me lo ha mai detto».

I primi tasti che ha toccato per farlo ripartire?

«A Nicolò ho raccontato di Paolo Rossi, che aveva scommesso come lui commettendo in più un illecito sportivo. Eppure, dopo la squalifica, ha fatto in tempo a vincere un Mondiale. A giugno ci sono gli Europei e la squalifica sarà terminata. Nicolò ha già esordito nell’Italia e Euro2024 può diventare uno stimolo importante nella nostra terapia. Io sono ottimista: recupereremo l’uomo e il giocatore della Juventus».

Dopo Fagioli, nel mirino della Procura Figc c’è Tonali.

«Al di là di Corona o meno, credo che questi casi siano solo l’inizio della vicenda scommesse. Probabilmente ce ne saranno molti altri, è un fatto statistico e sociale e non riguarda solo i calciatori. Poi dipenderà dalla intraprendenza della magistratura».