Santopadre (Perugia): «Devono decidere i medici. Se ci costringono ad andare al macello…»
In tutti i modi il mondo del calcio cerca di ripartire e sta attuando un protocollo sanitario per evitare i contagi. Non tutti sono d’accordo a questa ripartenza. Il presidente del Perugia Massimiliano Santopadre, intervistato da “CalcioGrifo.it”, ha parlato così: «Non credo che qualcuno debba chiedere che il calcio si fermi, è la situazione straordinaria che lo consiglia. Però è la terza industria del Paese per Pil e contribuzione, non può essere come un altro sport, va trattato diversamente. C’è un problema sanitario e quindi devono decidere i medici. Ripartenza il 4 maggio? Il protocollo che ci viene indicato è inattuabile per problemi logistici ed economici. Anche perché tutto verrebbe meno non appena inizia la partita, con 22 giocatori in campo che sudano, si scontrano e si abbracciano. Se ci costringono ad andare al macello per completare i campionati almeno la Figc dia ad ogni club 400mila euro, questo è quanto serve per tutte le procedure previste nel protocollo. Perché vanno tenute in ritiro 70 persone, compresi raccattapalle e dirigenti e poi ci sono tamponi a tutti, ogni due giorni, al costo di 47 euro l’uno, mascherine e sanificazioni prima e dopo gli allenamenti. Solo per assegnare le posizioni in classifica. Se decidesse il Perugia non si giocherebbe più. Anche perché non voglio la responsabilità di mettere a rischio i tesserati, non me lo perdonerei se succedesse qualcosa. Ma, come una volta c’erano i mercenari che partivano per la guerra, se decidono che dovremo farlo il Perugia non potrà tirarsi indietro».