Trazzeri: ritratti e storie rosanero – Santi Diliberto, un rosanero fra miti e leggende

Questa settimana il nostro viaggio virtuale alla scoperta dei nostri amici tifosi rosanero in giro per il mondo, ci ha condotto nella splendida isola di Creta, sede della antica e leggendaria civiltà minoica. Posta nel cuore del Mar Egeo, Creta è l’isola più grande della Grecia, la quinta del Mediterraneo. Celebre per i  suoi miti e per il palazzo di Cnosso (famoso il labirinto fatto costruire dal Re Minosse per rinchiudervi il mostruoso Minotauro), le sue spiagge di sabbia bianca e l’incantevole mare cristallino la rendono meta ambita dai turisti che provengono da ogni parte del mondo. Ed è qui, in questa stupenda Terra, culla di antiche tradizioni, di miti e di leggende, che abbiamo incontrato  il nostro amico Santi Diliberto, che a Creta svolge già da alcuni anni l’affascinante professione di biologo marino.

Ciao Santi, da quanti anni vivi a Creta?

«Mi trovo a Creta da circa 17 anni; dopo essermi laureato a Palermo in biologia marina, per circa due anni ho seguito un corso di specializzazione ad Aberdeen, in Scozia, e già da allora avevo in mente di cercare  un’occupazione all’Estero. Finito il corso, partecipai ad un convegno che si svolgeva a Creta, dove ebbi l’occasione di inserirmi in un nuovo Istituto Biologico. Poiché in Italia le possibilità di trovare lavoro nel mio settore erano davvero limitate e la Grecia somiglia molto alla Sicilia, decisi di venire qui, all’ inizio solo per due anni e mezzo, poi ritornai a Palermo; ma poco dopo il mio rientro, nel 2001, mi richiamarono per offrirmi un lavoro in maniera permanente».

Quanta è diversa la Sicilia da Creta e dalla Grecia in generale, hai trovato analogie con la nostra Terra o hai avuto difficoltà di inserimento?

«E’ stato facilissimo inserirmi perché la Grecia come mentalità, come clima, come tutto  è molto simile alla Sicilia e all’Italia meridionale in generale. I Greci sono accoglienti e molto ospitali, la cucina è genuina, eccezionale,  si devono conoscere i posti giusti dove andare a mangiare».

Quando e come è nata la tua passione per i colori rosanero?

«Ho sempre amato il Palermo, una passione che mi ha trasmesso mio padre che sin da piccolo mi portava con sé allo Stadio. Da ragazzo continuai poi ad andare insieme ai miei amici, erano gli anni delle serie cadette della B e della C e i grandi traguardi erano solo dei sogni. Devo confessare che le emozioni più intense le ho vissute da quando il Palermo è in Serie A».

Come hai seguito in questi 17 anni le vicende del Palermo?

«Durante i  miei primi anni in Grecia è stato un po’ complicato, dopo la promozione del 2004 si cominciò a parlare un po’ di più del Palermo e per me diventò molto più facile seguire le vicende della nostra squadra. Anche la Tv di Stato ogni tanto trasmetteva qualche gara, io comunque mi tenevo sempre aggiornato attraverso Internet, poi decisi di  abbonarmi a Sky per non perdermi più nessuna partita».

Qual è il ricordo che ti lega maggiormente alla squadra rosanero?

«Sicuramente l’ultima finale di Coppa Italia; con alcuni amici, tifosi del muro di “manie rosanero”, provenienti da ogni parte d’Europa, avevamo concordato di trascorrere insieme la sera della vigilia della partita. Ci ritrovammo così a Piazza del Popolo e dopo avere cenato in una pizzeria, a conclusione della serata ci spostammo a Piazza di Spagna. Vedere quella Piazza colorata di rosanero è stata un’esperienza bellissima, uno spettacolo straordinario che non dimenticherò mai, un’emozione intensa che porterò per sempre nel cuore. Ricordo con affetto anche una trasferta di Europa League contro  l’Anorthosis Famagosta, giocata a Cipro e vinta dal Palermo per 4 a 0».

Quali sono stati in questi anni, secondo te, le soddisfazioni più grandi che il Palermo ha regalato ai suoi tifosi e quali invece le delusioni più cocenti?

«Le soddisfazioni sono state tante, soprattutto le vittorie a Torino contro la Juventus e quelle contro le grandi squadre. In questi anni il Palermo ha fatto diverse trasferte bellissime e spettacolari, soprattutto quelle in Europa League che hanno un significato molto importante per i tifosi che come me vivono all’Estero. La delusione più grande è la continua cessione dei giocatori più forti, ogni volta che la squadra sta crescendo viene puntualmente sfasciata e si deve ricominciare sempre tutto daccapo».

Sono davvero tantissimi i tifosi del Palermo in giro per il mondo. Quale iniziativa ti piacerebbe suggerire alla Società per gratificare chi, come te, ama da lontano questa squadra?

«Noi emigrati, attraverso i social, abbiamo fatto diversi raduni in giro per l’Europa, sarebbe bello se la Società promuovesse delle iniziative a favore dei tifosi rosanero che vivono all’Estero. Ogni anno la squadra va in ritiro a Bad Kleinkirchheim, potrebbe essere l’occasione per organizzare una giornata da dedicare a tutti coloro che per varie ragioni seguono da lontano la squadra, aiutando anche economicamente chi desidera raggiungere il Palermo in ritiro, ma non ha abbastanza mezzi economici per farlo e vorrebbe invece risentire il senso della nostra “palermitanità”».

Quando pensi alla nostra città, quali sono le prime immagini che ti vengono in mente, e cosa ti manca di più di Palermo?

«La prima immagine che mi viene in mente è lo Stadio con lo sfondo di Monte Pellegrino, per me è uno dei “monumenti” più belli di Palermo ed è la cosa che mi manca di più. Penso spesso ai nostri mercati, alla Vucciria in particolare, alle passeggiate al Centro storico e le nostre arancine, anche se devo dire in tutta sincerità che in Grecia sto molto bene».

Come vuoi salutare tutti i nostri amici e qual è l’augurio per il Palermo?

«Mando un caro saluto dalla Grecia a tutti gli amici e tifosi rosanero, con molti ci sentiamo su face book per mantenere vivi i contatti.  Auguro al Palermo di tornare ad essere protagonista in campionato, come lo è stato i primi anni di serie A, spero che si torni a lottare almeno in Europa League, un traguardo molto importante per tutti noi che viviamo fuori dall’Italia. Per il futuro, invece, mi piacerebbe che Zamparini vendesse la Società a persone disposte ad investire seriamente».