L’ex presidente della Sampdoria, Enrico Mantovani, ha parlato in merito ai blucerchiati alle colonne de “La Repubblica”.
Ecco le sue parole:
«La squadra è con l’allenatore, avete visto come i ragazzi sono corsi ad abbracciarlo dopo il gol? Andrea Pirlo è uno che ci mette sempre la faccia, e solo per questo sto con lui. Tatticamente ha dimostrato di non essere un talebano: sono stati utilizzati tutti i giocatori a disposizione, chi altri avrebbe dovuto schierare in campo? A proposito: Esposito, davanti, potrebbe essere una soluzione. Se riesce a infondere sempre la stessa rabbia e determinazione che i suoi hanno messo l’altro giorno nel secondo tempo, non ci saranno problemi. E comunque l’esperienza insegna che un allenatore lo mandi via quando il gruppo gli rema contro: non mi sembra questo il caso».
«Il calcio è passione, orgoglio, amore: la risposta dei sampdoriani è sempre stata fantastica, lo scorso anno e oggi ancora di più. I tifosi non si toccano, hanno ragione e lamentarsi. Ci sono stati errori già dalla campagna acquisti, lecritiche sono legittime. Ma ci siamo dimenticati che questa non è una stagione come le altre: solo pochi mesi fa stavano per eseguire l’autopsia sul nostro cadavere. Rischiavamo di perdere il nome. Io abito a Chiavari, e lì è successo: la squadra oggi si chiama Virtus Entella. Quelli di Lavagna, velenosi, ci scherzano sopra: ‘Di Entella è rimasto solo il fiume’. Il mio amico Tonino Gozzi ha cercato di ricomprare il titolo, ma non c’è niente da fare».
«Lasciamo che quest’anno complicato finisca. Non conosco Radrizzani e non voglio certo santificarlo, però non ha mai promesso la serie A. Lo sapevamo di dover soffrire. E la campagna acquisti è stata una conferma. Non lotteremo per la promozione, nemmeno per la retrocessione. La squadra è bella? No. Ci sono dei miglioramenti? Sì. Se c’è un problema a un motore dell’aereo, la soluzione non è aprire il portellone e buttarsi di sotto. Vanno bene le critiche, non il disfattismo».