Dopo gli sbarchi che si sono susseguiti nelle ultime settimane – con l’hotspot di Lampedusa al collasso – il segretario della Lega rimpiange il periodo in cui era a capo del Ministero dell’Interno, sostenendo che in quel periodo gli sbarchi fossero inferiori. “Noi avevamo azzerato gli sbarchi, nella vita contano i numeri: gli sbarchi quest’anno sono triplicati rispetto all’anno scorso, e in più ci arrivano infetti – ha detto Salvini, passando poi all’attacco di Martello – Se il sindaco di Lampedusa ama i turisti che siamo costretti a pagare e non i turisti che pagano, è un poveretto. Ieri ho parlato con tanti cittadini, imprenditori, albergatori, ne hanno le scatole piene. Non vedo l’ora di tornare a far rispettare le regole in questo Paese”. Dura la risposta del sindaco Totò Martello alle dichiarazioni del leader della Lega: “Io poveretto? Ebbene sì, forse lo sono: mio padre era pescatore, mi ha insegnato ad andare per mare quando ero ancora un ragazzino. Non frequento lidi balneari alla moda in giro per l’Italia, non mi sono arricchito con la politica e vivo ogni giorno insieme ai miei concittadini, nella mia Lampedusa. Sono un pescatore, e sono orgoglioso di esserlo. Lui invece si fa chiamare ‘capitano’, ma capitano di cosa? L’onorevole Salvini continua a comportarsi da mentitore seriale, sostenendo che quando lui era ministro ‘non c’erano più sbarchi’: nulla di più falso – dice Martello – Quando Salvini era ministro gli sbarchi a Lampedusa sono sempre proseguiti, basterebbe leggere i report del ministero degli Interni per verificare quello che sto affermando. Se Salvini fosse venuto a Lampedusa in quel periodo, quando da sindaco ho più volte chiesto una interlocuzione istituzionale con il Ministero che allora guidava, senza mai avere risposta, avrebbe visto con i suoi occhi le imbarcazioni dei migranti entrare in porto. Forse allora non è venuto a Lampedusa proprio per questo motivo, per non dovere ammettere la realtà e continuare a negare l’evidenza. È venuto adesso per pura propaganda politica, comportandosi come un pericoloso ‘giullare di piazza’ che fomenta odio e rabbia”.