Sabatini: «Salernitana e Palermo si giocano tutto. A Salerno ho vissuto emozioni irripetibili»

L’ex direttore sportivo di Salernitana e Palermo, Walter Sabatini, è intervenuto ai microfoni di Radio MPA per parlare della sfida in programma domenica tra le due squadre. Una partita che, secondo il dirigente, sarà carica di tensione e significato per entrambe le formazioni.

«Hanno entrambe bisogno di punti – ha dichiarato Sabatini – Il Palermo ha il vincolo morale di aggredire la zona playoff e arrivarci. È una grande piazza, con una società forte alle spalle come il Manchester City: è un obiettivo dichiarato e obbligatorio. La Salernitana, invece, deve vincere per rimanere attaccata alla speranza della salvezza. Sarà una partita pressatissima, per la gente e per le squadre. Sono due club che si giocano quasi tutto».

Alla domanda se si aspettasse un campionato così deludente da parte della Salernitana, ha risposto:
«Non lo credevo, anche se so che il campionato di Serie B è una via crucis: durissimo, lunghissimo, e con ribaltamenti imprevedibili dei valori in campo da una giornata all’altra. Mi aspettavo un percorso difficile, ma non fino a questo punto. Continuo a non crederci neanche oggi, ma faccio gli auguri più sentiti alla squadra affinché riesca a salvarsi direttamente, senza passare dai playout».

Un pensiero anche per il Palermo:
«Ho vissuto tre anni eccezionali e sono stato bene. Ma anche i primi sei mesi a Salerno li ho vissuti con un’intensità e una partecipazione popolare a un progetto folle che non potrò mai dimenticare. Rimarranno per sempre nel mio cuore».

Sulla Salernitana di oggi, allenata da Roberto Breda:
«Per vincere le partite devi mantenere un forte equilibrio in campo e non prendere gol. La solidità difensiva è la base di qualsiasi desiderio o speranza. Una squadra che si lascia attaccare e subisce reti difficilmente riesce a ribaltare le situazioni ogni domenica, anche se la Salernitana l’ha fatto in due-tre occasioni. Ora bisogna stringere i lacci e affrontare queste otto partite come se fossero l’ultima della vita. Breda è un ottimo allenatore, conosce e ama la piazza. Sono sicuro che restituirà lo stesso amore da allenatore: deve creare i presupposti per uscire da questa situazione, perché siamo in troppi a star male per questa classifica».

Alla domanda sulle percentuali di salvezza, Sabatini ha evitato di sbilanciarsi:
«Le percentuali non le do, ma le subisco. Le ho rese un mantra provocatorio per i miei calciatori. Ora però non mi azzardo a ipotizzare nulla».

E su quella famosa percentuale del 7%, simbolo della salvezza nella sua gestione:
«Ho fatto 30 anni di calcio, anche ad alti livelli, ma la gioia, l’attenzione e la motivazione che ho ricevuto in sei mesi a Salerno non hanno eguali nella mia vita. Sarò per sempre grato alla gente di questa città».

Riguardo a un suo possibile ritorno nel mondo del calcio, ha risposto con il suo solito stile diretto:
«Non prestissimo, ma presto».

Infine, un pensiero su ciò che sarebbe potuto essere, se non fosse andato via da Salerno:
«È successo con De Sanctis. L’anno dopo fu costruita una squadra molto forte che non ebbe problemi a salvarsi. Non ho rammarico, perché l’obiettivo è stato centrato. Ma nella mia mente c’era una sorta di progetto, senza mancare di rispetto a chi i progetti li realizza davvero, un’idea di calcio e di Salernitana che mi sarebbe piaciuto portare avanti. Ritenevo – e ritengo – che Salerno renda possibile qualsiasi impresa. Se non c’è un sostegno popolare sicuro e continuativo, è difficile fare discorsi importanti. Salerno ha questo privilegio: è una città educata, civile e molto motivata. Volevo costruire un ciclo fatto di giovani e scommesse, ma non è successo e non poteva succedere. Mi dispiace. Ora, però, pensiamo alla Salernitana, che deve fare i punti necessari per salvarsi».