L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul futuro di Pepito Rossi.
A casa, negli Stati Uniti, con un orecchio puntato verso l’Italia. Pepito Rossi aspetta una chiamata, dopo la stagione con 14 partite e 3 gol nella Spal, che gli hanno fatto capire che, a 35 anni, non è ancora tempo di smettere. Perché il tempo che ha perso a causa dei tanti infortuni è tutto da recuperare.
La prima domanda che viene spontaneo farle è semplice: come sta? Dopo tutte quelle che ha passato in carriera…
«Sto bene. Migliorando ogni giorno. Con qualsiasi infortunio bisogna avere pazienza. Adesso sono in vacanza con la famiglia quindi non c’è posto migliore per recuperare ancora, sia fisicamente che mentalmente».
Dove sta facendo le vacanze?
«Sono nel New Jersey. È qui dove ho la famiglia e dopo tanto tempo sono riuscito a tornare a godermi loro».
Come giudica il suo ultimo campionato alla Spal?
«Mi sono trovato bene a Ferrara. Sono stato contento della scelta. Il presidente Tacopina è stato un uomo di parola e dal primo giorno mi sono sentito importante. I ragazzi mi hanno accolto benissimo quindi c’è tutto per tornare a giocare ad alti livelli».
A livello fisico ha avuto importanti risposte, per fortuna tutte in chiave positiva…
«Si. Credo di aver fatto vedere a tutti che sono ancora in grado di fare la differenza. Io non avevo mai avuto dubbi, ma altri si… Prima di tutto contava tornare a giocare, poi riuscire a proporre un gioco divertente e vincente».
A Ferrara l’aveva voluta personalmente Joe Tacopina, scavalcando i suoi consiglieri: come vi siete lasciati?
«Ci siamo lasciati bene. Ci siamo visti anche una settimana fa a New York per un saluto. Poi si parlerà del futuro, ma non ora: nel momento giusto».
Alla Spal stanno cambiando molte cose nella squadra. Ci sono possibilità di un rinnovo del contratto per lei?
«Vediamo quando ci incontriamo. Come ho detto, a Ferrara mi sono trovato bene, anche la mia famiglia è stata molto bene. Staremo a vedere, aspetto».
Lei è nato negli Stati Uniti: come spiega l’arrivo in Italia di tante proprietà dagli Usa?
«Sono contento di vedere tante proprietà americane in giro per la Serie A e la Serie B, come nel mondo. Spero che questo entusiasmo per il calcio si possa trovare anche in America e magari un giorno di vedere il calcio come lo sport numero uno anche qui negli Stati Uniti».
Ma gli investitori Usa cosa possono portare al calcio italiano, oltre al denaro?
«Devono capire che i club non sono come le loro aziende in America. Se non ci mettono anche passione, perdono subito la fiducia dei tifosi e di coloro che lavorano nei club».
L’ultima B è stata avvincente, la prossima come la vede?
«Sarà durissima. Ci saranno tante società di alto livello con una grande voglia di andare in Serie A. Ci sono grandi proprietà che investono tanto per giocare ai massimi livelli. Sarà un campionato molto bello da vedere».
Un attaccante che le è piaciuto nell’ultima B?
«Non mi piace fare nomi».
Ma è d’accordo sul fatto che di attaccanti in Italia ne nascono sempre di meno?
«Sì, di bomber internazionali italiani c’è ne sono pochi. Ha ragione. Non vedi un attaccante italiano che fa bene all’estero. Questo fa riflettere. Un grande giocatore sa adattarsi a qualsiasi realtà. In questo momento invece noi italiani facciamo fatica a farci vedere all’estero».
Lei che ha fatto 30 partite e 7 gol in Nazionale come giudica questo momento azzurro?
«E’ ancora difficile da digerire la mancata qualificazione al Mondiale. Immagino per i ragazzi e lo staff quanto sia stato forte il dispiacere. Ma questi devono essere momenti di riflessione. Dobbiamo reagire come abbiamo sempre fatto ed iniziare un altro percorso vincente».
Se nelle prossime settimane una squadra le chiede “te la senti?” lei cosa risponde?
«Sarò felicissimo. È importante avere prima di tutto la fiducia di chi te lo chiede. E io mi sento pronto per tornare».
Magari dove tutto cominciò, al Parma…
«Che bei momenti a Parma… Tornare l’anno scorso al Tardini con la Spal è stato molto emozionante. Auguro di vedere una realtà come la loro di tornare in fretta al top del calcio italiano».
E se non chiama nessuno? Quali progetti ha in testa?
«Mi dispiace, nemmeno di questo voglio parlare. Io voglio ancora giocare…».