L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui due volti del Palermo.
Una squadra dalla doppia faccia. Bene per un tempo, deludente nell’altro. Con una vena realizzativa ritrovata e una fase difensiva fragile. È la sintesi per descrivere il Palermo che si è fatto rimontare dal Messina nel derby di mercoledì. Un ulteriore elemento rispetto a quanto si era visto tre giorni prima, sempre in casa, contro il Monterosi. In quel caso gli uomini di Baldini avevano stentato nella prima parte, con pochi spazi liberi, per poi vincere la partita nella ripresa grazie a un cambio tattico: l’ingresso di Soleri per Luperini aveva sbloccato il gioco in attacco e portato alla vittoria. Con i biancoscudati, invece, è accaduto l’opposto: nonostante uno schieramento avversario comunque difensivo, i rosa hanno dominato i primi 45 minuti con un ritmo molto alto e sono andati meritatamente in vantaggio. Nel secondo tempo il blackout: è bastato un modulo più offensivo del tecnico Raciti per essere rimontati in appena un quarto d’ora. «Non riusciamo a spiegarcelo » , è stato il commento di Nicola Valente nel post gara, che fa capire come ancora ci sia bisogno di lavorare per comprendere pienamente i meccanismi del nuovo corso, con richieste differenti rispetto a chi ha preceduto l’attuale allenatore.
Il principale rappresentante di ciò che funziona è proprio Valente: sacrificato durante l’era Filippi, in cui doveva coprire tutta la fascia, ha ritrovato Baldini dopo l’esperienza a Carrara e anche il suo ruolo di esterno offensivo.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: assist per il vantaggio di Brunori su cross basso dal suo lato e gol del 2 a 0 su botta da fuori area. Il terzo in stagione e il conto può certamente aumentare durante questo girone di ritorno. Tra i due episodi ha anche sfiorato la rete già al secondo minuto, dialogando sempre con il numero 9, ma la sua conclusione è stata respinta e ha servito un altro passaggio, sempre dall’esterno, per Floriano che non ha centrato la porta. Lo scambio tra le due ali è andato a buon fine su schema da calcio d’angolo per il secondo gol. Segno che in avanti il Palermo sta crescendo e infatti, dopo quattro gare a secco ( tre con Filippi), sono arrivate quattro reti in due sfide.
Per vincere le partite servono però continuità ed equilibrio. Spesso non basta giocare bene solo un tempo per portare a casa il risultato: con il Monterosi è andata bene e con il Messina no. Sopra di due reti occorreva attenzione tattica, mancata in avvio di ripresa.
Il 2 a 1 è nato addirittura da un corner a favore del Palermo: non conta tanto che non sia stato sfruttato ma, piuttosto, il contropiede preso che ha permesso agli avversari di accorciare le distanze. La squadra non è entrata in campo concentrata e ha subito il pari dopo altri dieci minuti, in questo caso da un calcio d’angolo avversario, per via di una marcatura sbagliata. In realtà è stata proprio assente: Marginean ha staccato di testa in area tutto solo e, per quanto potente potesse essere la deviazione, Pelagotti non è riuscito a respingere. Lo ha fatto un minuto dopo, con i rosanero in bambola per tutto l’inizio di secondo tempo.