Rivetti: «Modena da sogno. La A? Serve tempo ma ci penseremo, ora la Supercoppa»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta un intervista a Carlo Rivetti, presidente del Modena.
Ecco le sue parole:
Prima di salutare il pubblico del “Braglia”, ed entrare negli spogliatoi, Carlo Rivetti, 65 anni, presidente del Modena ora in B, sabato pomeriggio aveva detto: «Adesso vado a ubriacarmi…».
Ecco: da uno a dieci quanto si è… ubriacato?
(sorride) «Undici-dodici…».
E quanto è ubriaco di felicità?
«Sempre undici-dodici. Solo ora comincio a rendermi conto di quello che abbiamo fatto. E a preoccuparmi, perché adesso la questione si fa ancora più importante: ricominciamo tutto dall’inizio come un anno fa, e questo non mi fa paura, ma cambiano le regole d’ingaggio, siamo saliti…».
Ha fatto un fioretto per la promozione?
«Ho fatto, più involontariamente che no, come nell’hockey: non mi sono tagliato barba e capelli nell’ultimo mese».
E’ superstizioso?
«Molto di più (sorride, ndr). A inizio stagione, prima della partita, io e i miei nipoti Mattia e Alessandro cominciammo ad andare a bere una birra prima della partita in un bar del centro. Si chiama “Manà”, vicino a Piazza Grande. Un rito, mai più mancato perché poi il Modena è cresciuto ed ogni pre-gara è diventato un appuntamento fisso. L’altro giorno, prima del Pontedera, Alessandro non c’era: abbiamo preso tre birre lo stesso e ci siamo bevuti anche la sua. Ad inizio anno non ci conoscevano: sabato è stata una sfilata…».
Tutti hanno un merito, in questa promozione: il suo?
«L’aver scelto le persone giuste. E averle lasciate lavorare. Le dico: la vicepresidente Ilaria Mazzeo è un mostro di bravura».
Lei ha saputo creare un feeling spontaneo e concreto con la gente di Modena.
«L’altra sera sono andato a vedere il volley e ho ricevuto una standing-ovation . Da brividi. Quando contro il Pontedera ho preso il microfono e chiesto alla gente di non invadere il campo, mi era venuto in mente un aneddoto proprio di Ilaria: Giorgio Armani era riuscito a bloccare la gente davanti a una gara dell’Armani Jeans. “Provaci”, mi ha detto. E’andata».
Tre Oscar ai suoi giocatori.
«A Gagno: quel giorno, contro l’Imolese, dissi con chi mi era vicino che dopo l’acquazzone era spuntato un raggio di sole. Ed era vero. Un secondo dopo, Gagno rinvia e fa un gol che ha girato il mondo, in tutti i sensi. Era un segno del destino. Poi Azzi. E Di Paola: anche se ha giocato poco ha mostrato senso di appartenenza esemplare».
Tesser e il diesse Vaira in una parola?
«Per Attilio dico “eleganza”. Per Davide “visione”».
Le dà più gioia aver riacceso la città o vinto al primo colpo?
«Sono sincero: aver vinto al primo colpo. Un sogno. Ma senza l’aver vinto al primo colpo non ci sarebbe stata la riaccensione della città in maniera completa…».
Se fosse successo a voi quel che è capitato alla Reggiana?
«L’altro giorno ho sentito Salerno, il presidente della Reggiana. L’ho capito. Sarebbe stato un colpo e un dolore fortissimo. E sarei stato pessimista per i playoff».
I messaggi ricevuti da più lontano, da più vicino e dai club di A: quali sceglie?
«Dalla Colombia i più lontani; da Urbano Cairo, che è stato mio compagno di università e fra l’altro ha fatto un comunicato per complimentarsi; e da vicino… il bacio di mia moglie Sabina quando sono tornato a casa dopo aver festeggiato».
Adesso la gente le chiede la A.
«Se è per questo, l’altro giorno allo stadio e per strada, anche l’Europa. Cosa ho risposto? Eh, con calma, con calma, vedremo, magari ci arriveremo».
E’ presto per i… salti tripli?
«I salti mortali mi fanno paura, quindi bisogna programmare, capire e fare bene le cose. Noi non ci fermiamo, ma quando spendo parole faccio seguire i fatti. Proprio per questo bisogna andare “step by step” con concretezza e realismo. Noi siamo in B non per tornare indietro e ancor meno per vivacchiare. Dire di puntare alla A subito sarebbe dire una cosa prematura, poi si vedrà…».
Recentemente ha detto che c’è ancora molto da costruire.
«Rimettere a posto il “Braglia”, rendere ancor più consoni gli accessi per gli invalidi, strutturare ancor meglio il versante societario anche nel merchandising, fare il museo definitivo».
Lei simpatizza per l’Inter: chi vorrebbe, per gioco, nel suo Modena?
«Potrei dire Brozovic ma siamo coperti in quel ruolo. E allora dico Lautaro: con tutte le sfortune capitateci in attacco quest’anno…».
Rivetti: la sua personale “liberazione” è stata da…?
«Dallo stress. Adesso ricomincio a mangiare: l’altra sera una bella pizza prosciutto e funghi».
Ora, dal 30 aprile, c’è la Supercoppa con Bari e Sudtirol.
«Tutti ci dicevano che il nostro girone era il più impegnativo: ora sono curioso di vedere le prime degli altri gruppi… La parola è la solita: vincere. E la didascalia è quella che ha detto Vaira: non è che noi qui facciamo una scampagnata…».