Rinaudo: «Avrei voluto raggiungere la A da ds del Palermo. City Group? Al terzo anno obiettivo era di vincere campionato»
L’ex calciatore e direttore rosanero, Leandro Rinaudo, è stato raggiunto da Alessio Alaimo, noto esperto di mercato di Tuttomercatoweb.com. Nel corso dell’intervista il classe 1983 palermitano ha raccontato la sua esperienza calcistica dagli inizi fino alla nuova strada da dirigente:
«Venivo da esperienze in Serie B. Quella del settore giovanile del Palermo è stata una sfida che ho accettato per il senso di appartenenza ai colori rosanero. Un po’ come se volessi restituire qualcosa al Palermo. Dopo il fallimento non esisteva nulla. Ricevetti la chiamata del Presidente Mirri e di Rinaldo Sagramola e cominciammo il progetto dove bisognava ricostruire totalmente tutto e negli anni ci siamo riusciti».
«Ds al Palermo? Un’opportunità che credo di aver meritato attraverso il lavoro e la serietà. Ad individuarmi sono state le persone da Manchester, una bella soddisfazione. Come se si chiudesse un cerchio che però non si è chiuso perché avrei voluto raggiungere l’obiettivo della Serie A da direttore sportivo del Palermo. Ma da palermitano con i colori rosanero ho fatto i pulcini, la primavera, la prima squadra, l’esordio in Uefa con una doppietta, il responsabile del settore giovanile e il direttore sportivo della prima squadra: sono orgoglioso del percorso anche perché non esiste nessun altro a Palermo che abbia vissuto questa esperienza in più fasi della vita come accaduto a me. Credo che con la prima squadra sia stato fatto un lavoro altrettanto importante: il primo anno dovevamo salvarci e siamo arrivati ad un passo dai playoff, il secondo anno abbiamo giocato la semifinale dei playoff contro la squadra che poi è andata in Serie A. La gestione e i numeri mi fanno ritenere soddisfatto del lavoro svolto».
«De Sanctis? Sono numeri anche questi ma c’è ancora tempo, il campionato è lungo. Il Palermo del City Football Group aveva come obiettivo nei primi due anni il consolidamento e poi l’essere competitivi per cercare di andare in Serie A. Il terzo anno, cioè questo, era quello in cui bisognava provare a vincere il campionato. Le scelte nel calcio e nella vita ci stanno. Le decisioni sono state prese da dirigenti che hanno esperienza, sicuramente con la consapevolezza che questa squadra poteva fare di più scegliendo persone che pensavano potessero far fare il salto di qualità. Per potenzialità ed investimenti il Palermo deve porsi anche adesso il traguardo di andare in Serie A perché è un obiettivo dichiarato dalla proprietà. L’esperienza ti insegna a separare lavoro e vita personale. Negli anni in cui sono stato direttore sportivo del Palermo lasciavo i bambini a scuola, andavo al corso di inglese, in sede e al campo e la sera tornavo a casa. Sentivo e ascoltavo il meno possibile».
«Barcola? C’è stata la seria e concreta possibilità di portarlo al Palermo. Era al Lione e iniziava a far vedere qualcosa delle sue potenzialità. Gli abbiamo prospettato il progetto e ci sono stati momenti in cui era abbastanza interessato. Ma un rimpianto è non essere riuscito a portare Oristanio al Palermo l’estate 2023 perché l’inserimento del Cagliari è stato pressante e il ragazzo ha scelto la Serie A».