L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di Massimiliano Cappioli, ex capitano del Palermo che segnò al Savoia, prossimo avversario dei rosanero: «Mi è rimasta dentro tanta emozione, perché ho segnato al 90′, è stata una partita bellissima, perché all’andata era finita 5-1 per loro e ci avevano un po’ picchiato sul campo. Peccato, che oggi si giochi in Serie D». Ventisette mila spettatori per quella sfida, domenica si potrebbe toccare quota 20mila. Non male per la Serie D. «La spinta del Barbera sarà fondamentale come lo fu per noi, poi giocare in Serie D davanti a questo pubblico…quasi 19 anni fa ci diede tanta forza, speriamo che il pubblico porti al successo il Palermo anche domenica, non al 90’ come ho fatto io, che si decida prima, magari con due gol. Dopo 10 su 10, devono fare 11 su 11. Per forza, non si deve mollare un centimetro». Parla da tifoso. Dopo tutti questi anni? «Faccio il tifo per il Palermo perché è una squadra che mi è rimasta dentro, spero che ritorni presto in Serie A, non la si può proprio vedere in Serie D. Come in tutte le squadre dove ho fatto bene, le seguo sempre, peccato che sia in D, in Indonesia aggiornarsi è più difficile». Quest’estate il presidente Mirri l’ha invitata per la passerella con le vecchie glorie. Che impressione le ha fatto? «È un presidente che ha le idee chiare, che vorrebbe tornare nel calcio che conta al più presto, sta facendo sacrifici e la squadra sta rispondendo molto bene. Sperando che la promozione per loro arrivi prima di quanto accadde a noi nel 2001, soffrendo più del dovuto. Forse allora subentrò il braccino del tennista, la paura di vincere. I giocatori non erano abituati a essere primi in classifica, subentrò un po’ di paura, l’esperienza in questi casi conta, ci venne un po’ di vertigine». Due Palermo, quello suo e quello di adesso, costruiti per vincere. Trova analogie? «Per quello che ho visto, questa è una squadra competitiva che può fare già la Serie C, un po’ come quella nostra che era pronta per la Serie B, anche se penso che l’età sia un po’ alta, però l’esperienza in questo gruppo c’è. Penso a Santana, che ha fatto la Serie A non solo con il Palermo e anche la Champions. È un giocatore che fa la differenza. L’intelaiatura è già buona, perché fatta da giocatori che sono scesi pure dalla B». Quell’anno realizzò 15 gol, sono tanti per un centrocampista, anche se lei era Cappioli. «Sono tanti gol anche per me, credetemi. Venivo dalla Serie A, buttarsi subito a capo fitto nel campionato di C non era semplice, molti giocatori che hanno fatto questo salto all’indietro a fine carriera, poi sono spariti. Io, invece, ho avuto la fortuna di avere una piazza importante che mi ha amato e di giocare con giocatori giovani, ma forti. Un gruppo in cui c’erano alcuni veterani al posto giusto. Se non facevamo qualche cavolata quel campionato lo avremmo vinto 5-6 giornate prima».
Di quei 15 gol quali sono indimenticabili? «Mi porto dentro quello con il Savoia, fu una gara molto dura e tirata anche per quello che era successo a Torre Annunziata, se non vincevamo quella partita sarebbe stata dura vincere il campionato e magari il Palermo sarebbe ancora in serie C. A volte ci sono reti che incidono sulla storia di un club. Ho cacciato un urlo quando ho segnato che me lo ricordo ancora. Beh, poi ci sono i due che ho realizzato nel 5-1 con il Catania. Chi se li scorda quelli, su rigore e poi punizione sotto il sette, mamma che goduria». Il suo legame con Palermo è ancora forte. Se Mirri la chiamasse per affidarle un ruolo, lei che farebbe? «Ci penserei seriamente, sono stato bene, anche se l’anno dopo in Serie B non ho avuto molto spazio. Io nelle isole tra Cagliari e Palermo sono stato amato dai tifosi, ho lasciato il segno anche in Sardegna partendo dalla C e arrivando in Coppa Uefa. Nella vita maidire mai».