“Intanto le stranezze non sono finite. È quantomeno singolare, infatti, che solamente adesso Zamparini decida di verificare l’attendibilità di Baccaglini per dare esecutività ai contratti «che non riguardavano solo il Palermo — precisa l’imprenditore friulano — ma anche tutte le mie aziende ». E risulta curioso anche che alla fine il consiglio di amministrazione praticamente a conduzione familiare (oltre a Zamparini gli altri componenti sono la moglie Laura Giordani e lo stesso Baccaglini) non sia stato autoazzerato per fare decadere Baccaglini dalla carica di presidente come annunciato a mezzo stampa. «La questione del Cda è trascurabile — spiega il patron del Palermo — non vogliamo forzare la situazione e aspettiamo ancora le dimissioni di Baccaglini, ma della vicenda si sta occupando il collegio sindacale con il presidente Anastasio Morosi, che è anche il mio commercialista (gli altri sindaci effettivi sono Enzio Caimi e Antonio Lo Mauro, ndr)». Altra questione in piedi è quella del nuovo presidente. Indiscrezioni davano fra i papabili Roberto Schifani, figlio dell’ex presidente del Senato, già consigliere d’amministrazione del Palermo sotto la gestione Zamparini nel 2012. «Roberto è un amico — è la smentita di Zamparini — non sarà lui il presidente. Un tifoso mi ha chiesto se poteva essere Grasso, ma lui non può farlo perché ha impegni istituzionali più importanti. Avevo parlato di una sorpresa, ma in realtà cerco un siciliano o meglio un palermitano che possa avere una certa credibilità istituzionale. Ho chiesto aiuto ad alcuni miei amici palermitani molto intimi». Anche la ricerca di acquirenti continua. «Ho avuto modo di parlarne con il sindaco Orlando — dice Zamparini — per ora sono concentrato sulla costruzione della squadra che è prioritaria, ma cerco investitori che possano assicurare un domani al club. Non ho niente da nascondere, la realtà dei fatti è questa». E per la terza volta nel giro di pochi giorni, Orlando è tornato sulla questione rosanero. «Il sindaco e l’amministrazione comunale — dice Orlando — hanno sempre dato disponibilità ad essere interlocutori istituzionali per la dirigenza della società e per quanti vogliono impegnarsi per la solidità e lo sviluppo della squadra. È una disponibilità che ovviamente resta immutata nel momento in cui da più parti si levano timori, accanto ad un ribadito impegno a fare quanto istituzionalmente possibile per il futuro del calcio a Palermo ». Orlando è stato tirato in ballo sia da Baccaglini che da Zamparini. Al sindaco l’italoamericano avrebbe detto che la sua offerta era da 60 milioni di euro complessivi, più 10 milioni di bonus in caso di promozione in A nel 2018. Nei 60 milioni c’era anche la quota da 40 milioni per ripianare i debiti: a Zamparini al netto delle pendenze pregresse sarebbero rimasti 20 milioni più i 10 di bonus. Per l’imprenditore friulano, però, questa è un offerta ridicola lontana da quanto pattuito in precedenza: «Negli accordi di febbraio — ha ribadito Zamparini — si parlava di 150 milioni di euro, dei quali 40 per il club e 110 per gli impianti sportivi». Il motivo della rottura, in fin dei conti, è tutta qui. Maurizio Zamparini passa al contrattacco. Il proprietario del Palermo ha inviato i suoi avvocati a Londra per capire se dietro Paul Baccaglini ci siano veramente gli investitori che l’italoamericano diceva di avere. «Vedremo se tutte le cose che mi ha detto sono vere — dice Zamparini a Repubblica — I miei legali sono già a Londra per verificare se gli investitori sono reali. Ci sono dei contratti firmati. Avrei voluto che gli accordi presi fossero diventati esecutivi, ma così non è stato. Se le cose che mi ha detto Baccaglini non fossero vere, il suo sarebbe stato un tentativo di truffa». Un’accusa precisa, chiara e pesante quella di Zamparini nei confronti di Baccaglini. Ma quando gli si chiede se ha intenzione di agire in qualche modo, anche con una denuncia, nel caso in cui dovesse appurare il tentativo di truffa, la sua risposta spiazza: «Anche se dovessi scoprirlo — dice — non agirei in nessun modo, perché io sono un uomo d’amore e non di guerra. Nonostante la stampa mi abbia tirato addosso fango con notizie inventate o manovrate da altri. Mi chiede se penso a Baccaglini? Le rispondo che non lo so, so solamente che fra debiti da 120 milioni e rischio fallimento, di cose strane ne sono successe tante».”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de” La Repubblica”.