Repubblica: “Viaggio nella città vietata. Un “sabato qualunque” nella Palermo dei divieti in cui la bellezza non basta più”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla Palermo dei divieti. Non è un sabato qualunque. Ieri è stato il primo sabato dell’era del vietato (o consigliato di non) uscire, il primo sabato senza cinema, pizzeria, drink con gli amici, il primo sabato senza passeggiate se non alla rispettosa distanza di un metro dagli altri. No, non è neppure uno di quei giorni — come il Ferragosto, o la finale dei mondiali in cui gioca l’Italia — nei quali la città si svuota. Qui, si sente che il vuoto è imposto. Si sente che non c’è nulla di un sabato qualunque, non foss’altro perché i runner sono i veri padroni delle strade: li vedi ovunque, perfino sul ponticello sul fiume Oreto a Brancaccio, non proprio una zona tradizionalmente frequentata dai devoti al dio jogging. Nel parco della Favorita, scomparse le prostitute di colore, sono gli unici ad aggirarsi tra i vialetti. Il rischio è che le necessarie misure di contenimento scatenino una sorta di caccia all’untore: «Io sono venuto a farmi la corsetta da solo, qui sul lungomare anche perché in casa stavo impazzendo — ti dice un runner — però accanto allo stadio delle Palme è pieno di gente. Non è un assembramento?». Le comprovate esigenze, quelle che potrebbero avere spinto il venditore di ricci ad allestire il suo banchetto dove la rotonda stradale segna l’inizio di via dell’Olimpo, il lunghissimo stradone percorrendo il quale e poi piegando a sinistra, si arriva al centro commerciale “Conca d’Oro”. Un’astronave riempita di negozi, supermercati, ristoranti riproduzione di locali che potresti trovare lungo una highway in Ohio, posatasi allo Zen per volere di Maurizio Zamparini, l’ex patron del Palermo. L’astronave è una delle cattedrali dei sabato qualunque, ma oggi ha spento la gran parte delle sue luci. Resta aperto, come da decreto, solo il settore alimentari. E l’effetto fa paura. Antonio Biagianti, che è il direttore del centro commerciale, è il primo a rendersene conto: «Un centro commerciale è come una grande famiglia e vedere il Conca d’Oro con le saracinesche abbassate è sicuramente strano, ma è per una giusta causa». E’ un sabato qualunque allo Zen 2? Te lo chiedi mentre percorri la stradina che ti ci porta. Un metro di carreggiata stretta tra due ali di rifiuti, un enorme topo morto e due figure che si avanzano: un uomo con la mascherina sul volto e un ragazzo — mascherina abbassata all’altezza del mento — che porta al guinzaglio un minaccioso pitbull.