Repubblica: “Un giocattolo che il patron non mollerà mai. I tifosi del Palermo possono mettersi l’anima in pace”
“I TIFOSI del Palermo possono mettersi l’anima in pace. Maurizio Zamparini non lascerà mai la società rosanero. Non lo ha fatto in questa occasione, in cui il passaggio sembrava veramente dietro l’angolo, e non lo farà sino a quando non si stancherà di giocare con il suo giocattolo preferito. Dopo mesi e mesi di trattative ha detto no alla proposta di Baccaglini e dei suoi soci. E lo ha fatto contro tutto e tutti. Contro l’evidenza di una città che, a cominciare dal sindaco, non lo vuole più. Contro una potenzialità economica che non è più quella di un tempo, quando Zamparini era il signore incontrastato di Palermo.
CONTRO i debiti che certo non saranno centoventi milioni ma sono sempre un fardello pesante. Contro una potenzialità economica che, per ammissione dello stesso Zamparini, non è più quella di un tempo quando Zamparini era il signore incontrastato di Palermo. Qualcuno gli avrà raccontato una realtà diversa. Gli avrà detto che le centinaia di tifosi che sono scesi in piazza contro di lui erano invece turisti che passeggiavano per il centro chiuso al traffico, che gli striscioni che sino a ieri lo invitavano ad andarsene erano il frutto dell’ultima trovata pubblicitaria di una nota agenzia di viaggi. Insomma, qualcuno gli ha fatto credere che veramente il novantotto per cento della città è dalla sua parte. E così Zamparini ha deciso di rilanciare mettendo la parola fine alla trattativa con Baccaglini. Una trattativa che, questo è evidente a tutti, nel corso dei giorni deve avere preso una piega diversa da quella che era all’inizio quando Zamparini e Baccaglini sembravano padre e figlio ed era tutto un volersi bene condito da parole al miele. Una trattativa nella quale la poca chiarezza l’ha fatta da padrona. Una trattativa andata troppo per le lunghe e che alla fine ha visto minata anche la sua credibilità tra lo sconcerto e dei tifosi, spettatori attenti di tutta la vicenda. La riservatezza, i misteri, le incertezze alla fine hanno portato a questa soluzione inaspettata il 6 marzo quando Baccaglini è diventato presidente del Palermo. I termini economici sono certamente cambiati così come probabilmente è cambiato quello che doveva essere il ruolo futuro di Zamparini in società. Baccaglini e i suoi soci volevano pagare il Palermo meno di quanto lo valutasse Zamparini e lo stesso patron friulano voleva probabilmente un ruolo che nelle ultime ore andava sbandierando sempre più con insistenza mentre dall’altra parte si parlava di staffetta e di fine della collaborazione. Un taglio netto con il passato insieme a un altro taglio, questa volta sull’assegno che sarebbe entrato nelle sua tasche, ha fatto decidere al patron friulano di non vedere più. Padronissimo di farlo. Il Palermo è suo anche se una società di calcio non è una casa o una macchina che può decidere di non vendere più perché ci sei affezionato anche se cade a pezzi e rischia di crollare o di lasciarti a piedi. Una società di calcio è anche patrimonio delle gente, di passione, di calore, di emozioni. Tutte cose che il Palermo di Zamparini non ha più. Basti vedere che Zamparini ha sempre chiamato l’ipotesi di non cedere come l’ipotesi B, quindi una soluzione di ripiego. Una soluzione che, a parole, nemmeno lui auspicava ma che però, appena si è presentata l’occasione ha preso al volo come quel bambino dispettoso che porta il pallone decide lui chi gioca e quando si gioca. L’auspicio, per i tifosi, per la città che in una squadra vede sempre un biglietto da visita da esibire è che Zamparini stupisca tutti, che il suo sia un Palermo vincente e non un Palermo di sconosciuti che galleggia grazie a paracadute e plusvalenze. Che i rosa tornino subito in serie A e a quel ruolo che Zamparini aveva dato loro negli anni d’oro prima del declino. Che lo stesso Zamparini trovi finalmente un acquirente che abbiano ai suoi occhi tutte le carte in regola per fare grande il Palermo. Ma questa probabilmente per lui è l’ipotesi Zeta”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.