Repubblica: “Un filone dell’inchiesta accende i fari sulla cassaforte del Gruppo Zamparini”
L’edizione odierna de “La Repubblica” torna a parlare dell’inchiesta che vede coinvolto il Palermo, con le nuove perquisizioni fatte dalla Guardia di Finanza in sede, appena due giorni fa. “Un altro filone dell’inchiesta accende i fari sulla Mepal e sul Lussemburgo, la cassaforte del “Gruppo Zamparini”, si legge nel sottotitolo. Ecco quanto scritto di seguito:
“IL MARCHIO L’acquisizione di documenti di due giorni fa nel quartier generale rosanero questa volta era mirata a cercare riscontri su quanto analizzato nelle scorse settimane dai militari della guardia di finanza. La procura si è chiusa nel massimo riserbo, ma a quanto risulta il secondo passaggio dagli uffici al terzo piano del “Barbera” riguarda soltanto il club rosanero e non le altre società già perquisite il 7 luglio scorso. I nomi dei sette indagati, oltre ai Zamparini, padre e figlio, rimangono top secret: sono tutti professionisti italiani e lussemburghesi, rappresentanti legali delle società perquisite, uomini di fiducia dell’imprenditore friulano messi a capo delle società che compongono parte della galassia del Gruppo Zamparini. Lo stesso figlio del patron, Diego Paolo Zamparini è ad oggi l’amministratore delegato dell’Alyssa, la società lussemburghese proprietaria del marchio dell’Unione Sportiva Città di Palermo. Proprio sulle vicende legate al marchio c’è la massima attenzione da parte degli investigatori. In dieci anni il valore del logo rosanero fra leasing e cessioni ha fruttato quasi novanta milioni di euro che risultano sui bilanci e che dovrebbero anche essere entrati nelle casse della società di viale del Fante. A cominciare dai 30 milioni del leasing di nove anni stipulato nel 2006 con la Locat Spa (diventata poi Unicredit Leasing spa), passando per la prima cessione del marchio nel giugno del 2014 dal Palermo alla società controllata MePal per 17 milioni di euro. Fino all’ultima cessione dell’intera MePal, marchio compreso, per 40 milioni di euro nel giugno 2016. Un’operazione che ha generato, a bilancio, una plusvalenza di 22 milioni di euro. […]”.