Repubblica: “Un altro giornalista morto in Qatar: il dolore e i sospetti”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su un altro giornalista morto in Qatar durante il Mondiale.

Circostanze poco chiare. Malori improvvisi e controlli medici inefficaci. Nel Mondiale politicamente più discusso del XXI secolo, sta succedendo qualcosa che non ha precedenti. Una serie di morti apparentemente inspiegabili tra chi questo Mondiale lo stava raccontando: i giornalisti. Sono comparsi dei fiori su uno dei banchi della tribuna stampa, durante i quarti tra Francia
e Inghilterra. Poche ore prima, a Lusail, nello stadio che tra qualche giorno ospiterà la finale dei Mondiali, un malore si era portato via Grant Wahl. Un professionista di 48 anni conosciutissimo negli States, un cronista che amava il calcio e che nel
pieno di una partita, all’inizio dei supplementari tra Olanda e Argentina, si è sentito male. Soccorso, rianimato tra colleghi che facevano ciò che era andato a fare lui: raccontare i Mondiali.  Non c’era un defibrillatore allo stadio, o almeno non era possibile usarlo, si è dovuta attendere l’ambulanza, ma quando Grant è arrivato in ospedale era tardi. Il giorno successivo quel lutto, quel dolore, non era già più un caso isolato. Una sorte simile è capitata, poche ore dopo, a Khalid al-Misslam, fotoreporter per la tv qatarina Al Kass. La notizia l’ha comunicata il Gulf Times, giornale filo governativo, come tutti a Doha, senza altri dettagli: si sa soltanto che le circostanze del decesso erano ancora poco chiare. Né si ha notizia del funerale.

Da ieri il mondo ha saputo che tutto questo era già capitato. Il 21 novembre, prima di Stati Uniti-Galles, l’emittente londinese Itv Sport ha annunciato il decesso del suo direttore tecnico, Roger Pearce. Anche nel suo caso un malore, nella camera d’albergo a Doha dove era arrivato per seguire l’ottava Coppa del mondo della sua carriera: sarebbe andato in pensione il 31 dicembre. Tre casi simili. La morte di Grant, la prima diventata di dominio pubblico, ha fatto accendere i sospetti del fratello Eric, che ha preso il telefonino e pubblicato una storia su Instagram in cui sosteneva l’ipotesi che Grant fosse stato ucciso: era il giornalista che le forze di polizia qatarine avevano fermato all’ingresso dello stadio per una maglia arcobaleno. Alla fine era riuscito a entrare, in zona mista intervistava i calciatori americani.  «Era stato minacciato», ha detto il fratello, che nelle ultime ore però ha ritrattato le accuse. Grant aveva scritto, qualche giorno prima, di stare male: era andato in ospedale per un dolore al petto liquidato dai medici come una bronchite. Ieri il corpo è arrivato a New York e sarà sottoposto ad autopsia: la causa della morte «potrebbe essere una embolia polmonare non defibrillabile», secondo il fratello. Ma la polizia inglese è in contatto con Doha per capire di più. Perché tre giornalisti morti in meno di un mese sono troppi. Anche per il Qatar.