L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su un allarme a Palermo dopo il terzo caso di un bambino in overdose.
Un altro bambino in overdose, è il terzo nel giro di cinque giorni. È allarme a Palermo. Che sta succedendo? Perché tanta disattenzione nei confronti dei più piccoli, che a casa trovano sul tavolo o per terra dosi di cocaina o hashish e finiscono per masticarle? Domenica mattina, al pronto soccorso dell’ospedale Di Cristina si è ripetuta la stessa drammatica scena di mercoledì scorso: genitori che arrivano di corsa, codice rosso, un bambino di un anno e mezzo in condizioni drammatiche, il trasferimento immediato in Rianimazione. Adesso, la paura è passata. Il bimbo non è più in pericolo di vita, anche se resta ricoverato, sotto stretta osservazione. Come i due piccoli di 11 mesi arrivati al Di Cristina nei giorni scorsi.
Anche questa volta, la procura per i minorenni diretta da Claudia Caramanna ha disposto una perquisizione a casa dell’ultimo bambino soccorso. Droga non ne è stata trovata, è saltata fuori invece una pistola con matricola abrasa: il padre del minore è stato denunciato per porto abusivo di arma.
Che sta succedendo a Palermo? Nei giorni scorsi, solo un papà ha ammesso di essere tossicodipendente, ma ha giurato di non avere lasciato alcuna dose in giro per casa. Tutti gli altri genitori continuano a negare. E ripetono le stesse storie di sempre. «Il bambino avrà trovato la droga mentre giocava al parco». Oppure: «Gli sarà rimasta attaccata alla scarpetta mentre camminava in strada». Giustificazioni ridicole. Per i primi due episodi, la procura per i minorenni ha già attivato i Sert e i servizi sociali del Comune, attraverso il tribunale: le coppie dovranno attenersi ad alcune prescrizioni, altrimenti rischiano di perdere la responsabilità genitoriale.