Ieri si è svolta l’assemblea di Lega al Coni per decidere le sorti della Serie A vista l’emergenza Coronavirus. L’edizione odierna di “Repubblica” fa il punto della situazione, la decisione di recuperare le partite di Serie A nel prossimo weekend non è stata per nulla semplice e ha scatenato tensioni tra i vari presidenti di Serie A. Tutto ciò, proprio mentre il governo stilava il decreto con scadenza 3 aprile che estende a tutta Italia il divieto di scendere in campo in stadi aperti. Obbligando le società a effettuare «controlli idonei a contenere il rischio diffusione del virus tra atleti, tecnici, dirigenti e accompagnatori».
Avevano due compiti, il Consiglio e l’Assemblea della Lega Serie A convocati ieri a Roma: approvare il nuovo calendario che permetterà nel weekend di recuperare le partite rinviate lo scorso fine settimana, facendo slittare in avanti tutto il campionato. E deliberare lo svolgimento di tutte le partite a porte chiuse. Ma nelle sale del Coni si è visto di tutto, con urla, pugni sul tavolo, minacce di risarcimenti danni milionari nei confronti dei consiglieri di Lega, perché ne rispondessero personalmente. Il presidente della Lazio Claudio Lotito insisteva per giocare a porte aperte, auspicando attraverso un pressing serrato sulla ministra Lamorgese che il governo accettasse di affidare ai prefetti la scelta sugli stadi da chiudere: più degli incassi, non voleva perdere il vantaggio di giocare con i propri tifosi. Percassi, presidente dell’Atalanta, invece inveiva contro Lotito per giocare il match contro la Lazio il 13 maggio e non il 15 marzo, come prevede il programma. C’era persino chi spingeva per interrompere qui il campionato definitivamente, per garantirsi un altro anno in Serie A. Qualcuno rifletteva amaro: «Basta un massaggiatore col virus e siamo tutti fregati».
In quel marasma, il presidente della Lega Paolo Dal Pino, esausto, ha minacciato tre volte di dimettersi all’istante. Alla fine nel pomeriggio, davanti il presidente della Figc, Gabriele Gravina, si è arrivati alla decisioni. La Figc ha quindi disposto, una volta ricevuto il decreto firmato dal premier Conte, la chiusura di tutti gli stadi della Serie A fino al 3 aprile. Un danno da trenta milioni, ma anche l’unico modo possibile per “evitare l’interruzione e consentire la conclusione del campionato”. Da capire quando si recupererà Inter-Sampdoria e le due semifinali di Coppa Italia, nel caso in cui le italiane arrivassero in fondo alle competizioni europee non ci sarebbero date per recuperare i match. La Lega molto probabilmente chiederà uno slittamento oltre i termini del calendario internazionale per giocare partite il 1° giugno, togliendo un giorno di preparazione al ct Mancini in vista dell’Europeo. Ma c’è un altro spettro all’orizzonte: se Bergamo o Zingonia finissero nella zona rossa, diventerebbe impossibile per l’Atalanta giocare in casa o anche soltanto allenarsi.
Ovviamente porte chiuse anche nelle Coppe, a partire da Juve-Lione di Champions (i francesi chiedono il campo neutro). Ma il decreto vale per tutti gli sport.