Repubblica: “Tutti a casa. I nuovi divieti. Stretta nel giorno più nero «Corse solo vicino a casa». Regioni in ordine sparso”

L’edizione odierna di “Repubblica”, parla delle nuove strette del governo per contrastare il Coronavirus. Nel giorno più nero, con il nuovo pugno allo stomaco dei 627 morti nelle ultime 24 ore, il governo vara altre limitazioni agli spostamenti e alle attività all’aperto per cercare di evitare che il weekend diventi una nuova occasione di contagio in un Paese che non risponde ancora come dovrebbe all’accorato appello a rimanere a casa. Non è esattamente la stretta che molti governatori si aspettavano: non c’è il divieto assoluto di passeggiata e jogging ma solo una limitazione a rimanere nei pressi di casa, non c’è la chiusura dei cantieri e delle attività produttive non indispensabili. E non c’è neanche la chiusura dei supermercati la domenica, già decisa in autonomia da Veneto, Emilia Romagna, Sicilia, Campania, Calabria e, per mezza giornata, anche dal Lazio. Ma l’invito del ministro Boccia e del Pd a fermare la corsa in avanti alle chiusure e a concordare le misure da adottare cade nel vuoto. Ancora a sera, dalla Liguria alla Calabria, i governatori firmano provvedimenti. Le Regioni, insomma, procedono in ordine sparso costringendo i cittadini ad un difficile orientamento nella babele delle ordinanze. Sicuramente su alcuni nodi, a cominciare dall’apertura dei supermercati la domenica, vietata in Emilia Romagna, Veneto, Sicilia, Campania e Calabria. Misura niente affatto condivisa dal governo ma anche dalla Lombardia, dove le lunghe file registratesi nelle scorse ore all’annuncio della possibile misura hanno fatto temere l’effetto boomerang. Le nuove misure contenute nell’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza saranno invece valide su tutto il territorio nazionale, regioni a statuto speciale comprese. Sarà un week end da passare rigidamente a casa, anche perchè non ci sarà quasi nessun posto dove poter andare senza incorrere nella denuncia. L’ordinanza dispone la chiusura di parchi, ville, aree gioco e giardini che, di fatto, era già stata prevista nella gran parte dei comuni italiani con provvedimenti dei sindaci. Vietate le attività ludiche e ricreative all’aria aperta, consentita solo l’attività motoria individuale nei pressi della propria abitazione e alla distanza minima di un metro. Che, tradotto, significa niente jogging a lunga distanza ne bicicletta, niente uscite con i bambini all’aria aperta, ma solo la possibilità di prendere una boccata d’aria e fare il giro dell’isolato. Da soli. E lo stesso vale per chi deve portare fuori il cane. Niente gita nelle case al mare, in campagna o in montagna per il weekend. L’ordinanza vieta qualsiasi spostamento verso le seconde case nei giorni festivi e prefestivi, ma anche nei giorni immediatamente antecedenti e seguenti. E chiusi resteranno adesso anche i bar e i punti di ristoro delle stazioni e delle aree di servizio all’interno delle città che si erano trasformati in un pericoloso punto di incontro. Unica deroga per quelli lungo le autostrade (dove però si potrà vendere solo cibo da asporto da consumare al di fuori), negli aeroporti e all’interno degli ospedali. Troppo poco per la Lombardia. Il sindaco di Milano Sala annuncia la chiusura dei tabaccai ma le aspettative sono ben altre. «Valuto questa ordinanza un provvedimento per accentuare le misure di distanziamento e per evitare che il prossimo week end diventi un’occasione di svago – dice il governatore Fontana – ma alla scadenza del decreto, il 25 marzo, siamo certi che il governo assumerà misure davvero efficaci. La Lombardia si aspetta questo per uscire dal tunnel». Quello che la Lombardia, ma anche il Veneto si aspetta – come sottolinea il governatore Zaia – è una decisa stretta alle attività produttive e commerciali: dagli uffici pubblici, tranne che per i servizi essenziali e di pubblica utilità, alla sospensione di tutti i mercati settimanali scoperti, la chiusura degli studi professionali, il fermo delle attività nei cantieri temporanei.