Repubblica: “Trapani, futuro incerto con le incognite famiglia Morace e ripescaggio”
“L’umore dei tifosi scivola inesorabilmente giù. Come una pallina sistemata su un piano inclinato dell’anima: niente o nessuno, in questo momento, riesce a fermare questa discesa irrefrenabile. È il frutto di una retrocessione amarissima, ancora non metabolizzata, e di una palpabile paura per il futuro. Non sembra vero che la realtà sia questa. Non può essere accettato con disinvoltura il fatto che meno di un anno fa ci si trovasse ad un passo dalla serie A ( il ritorno della finale play-off contro il Pescara risale al 9 giugno scorso), e adesso si debba fare i conti con la prospettiva della Lega Pro. Ma soprattutto prende piede la paura che tutto possa finire qui. I problemi giudiziari della Liberty Lines allontanano i pensieri della famiglia Morace dal calcio. L’acerrimo nemico dei sostenitori granata è il silenzio calato attorno al club. Eppure, in questo momento di palese difficoltà, è giusto concedere una pausa di riflessione ad una proprietà che per la prima volta ha portato il calcio vero a Trapani. In assenza di posizioni ufficiali, però, le voci di corridoio, spesso incontrollate e infondate, prendono piede. “Morace lascia”, “Morace vende”, “Morace fa di nuovo una grande squadra”. Ogni tifoso, di fronte all’ incertezza, si sente di proferire la propria sentenza, facendola assurgere a verità assoluta. In realtà, la prospettiva che il Trapani sia destinato alla scomparsa è inesistente. Assorbita la grande amarezza per quanto sta accadendo, il presidente Vittorio Morace e la moglie Annemarie Collart stanno ricucendo gli strappi interiori, e provano ad immaginare il nuovo Trapani. La speranza segreta è sempre quella di un ripescaggio in extremis, anche se le possibilità non sono elevate. Ma la certezza su cui si vorrebbe rifondare il nuovo corso è il duo che ha condotto i granata a sfiorare la salvezza con un girone di ritorno strepitoso. Insomma, il tecnico Alessandro Calori (che si è conquistato un buon mercato in serie B) e il direttore sportivo Fabrizio Salvatori, nella mente della famiglia Morace, sono i capisaldi della ricostruzione. Calori e Salvatori sono tornati a casa. Entrambi, in pochi mesi, hanno stabilito un rapporto solido e credibile con la piazza, e una loro conferma sarebbe ben accetta. Nell’emotività dei tifosi, però, il problema è che tutto questo trapela da spifferi vicini alla sede di via Orlandini e non da posizioni ufficiali. Il Trapani è in piena salute economica: nessuna debito e due impianti in gestione, potrebbe anche rappresentare un boccone appetibile per chi volesse intraprendere l’avventura della gestione di una società. Difficilmente, però, il Comandante penserà all’ipotesi di mollare il timone. Nella cifra emozionale della vicenda, va ricordato che lo stesso Vittorio Morace considera il Trapani una sua creatura, di cui è geloso, nonostante la sua passione per il calcio non sia debordante. È possibile che il complicato passaggio giudiziario lo avrà anche indotto, transitoriamente, a pensare di mollare. Ma alla fine prevarrà certamente la sua voglia di gestire il Trapani. Tant’è vero che nella segreteria della società, come accade ogni anno in questo periodo, si è proceduto regolarmente all’iscrizione al campionato di Lega Pro. Il ritiro non sarà a Spiazzo, come negli ultimi anni, ma in un’altra località del Trentino Alto Adige, di cui ancora non trapela il nome. Tra i calciatori sotto contratto, ce ne sono almeno tre che suscitano l’interesse di altri club. Il fantasista brasiliano Igor Coronado e richiesto da Chievo e Bari, ma anche l’attaccante Nicola Citro è nel mirino di squadre prestigiose del torneo cadetto (Bari, Salernitana e Avellino) e il difensore Pasquale Fazio è desiderato da Novara e Cremonese. La cessione di questi tre pezzi consentirà di incamerare buona parte del budget necessario per un’annata competitiva in Lega Pro. Poi, quando la tempesta sarà passata, si vedrà se il nuovo Trapani sarà capace di ripensarsi in serie B. A meno che, prima, non arrivi il regalo estivo del ripescaggio”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.