Repubblica: “Torna in carcere Milano, il boss delle estorsioni che amava il rosanero. I viaggi con la squadra…”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul ritorno in carcere di Salvatore Milano, Totuccio per i suoi fedelissimi. Ecco quanto riportato: “La Finanza lo ha arrestato per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di Lory’s abbigliamento, lo storico negozio di via Bandiera. L’ultima indagine del nucleo di polizia Economico-finanziaria ha svelato nuove intercettazioni con Salvatore Riela nel periodo in cui i titolari del negozio di abbigliamento stavano cercando di tirare i remi in barca e sfuggire alla “messa a posto” che era tra i 500 e i mille euro al mese. Le riscossioni del pizzo al negozio delle vittime erano tenute sotto osservazione dagli investigatori delle Fiamme gialle, e quando cominciarono le difficoltà economiche degli imprenditori che «però erano vestiti bene» , Totuccio Milano non mostrava comprensione: « Ci sputo in faccia a sti due fanghi, i capretti quello li mandò?», diceva. Nelle intercettazioni si parla anche di un incendio al negozio. I finanzieri hanno ricostruito un’estorsione lunga vent’anni per 250mila euro. L’ultima delle performance del boss di Porta Nuova che amava vestiti e negozi di lusso. Sessantasei anni, Milano è uno storico appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro nella quale ha rivestito, tra l’altro, il ruolo di cassiere del mandamento mafioso di Porta Nuova provvedendo al sostentamento dei detenuti o di coloro che sono stati da poco scarcerati. Milano è stato indagato pure per avere messo gli occhi sul vecchio Palermo calcio. Era stato arrestato già nel 2008 e condannato dalla Corte d’appello di Palermo per associazione mafiosa dopo l’operazione “ Perseo”, durante la quale era stato scoperto il primo tentativo di ricostruire la commissione provinciale di Palermo di Cosa nostra. In tale intento era invece riuscito suo nipote, Leandro Greco, nipote anche del Papa di Ciaculli, Michele Greco, sottoposto a fermo con l’operazione “Cupola 2.0”. Milano era già un mafioso di rango ai tempi di Falcone e Borsellino. Fu condannato a 5 anni e 4 mesi al Maxiprocesso, nel 1988. Ma qualche anno dopo era già sulla cresta dell’onda e era tornato a indossare i panni dell’intraprendente commerciante. Era di casa negli uffici del Palermo calcio. Vent’anni dopo, nel 2008, è incappato nuovamente nelle maglie della giustizia. Ha scontato altri cinque anni in carcere, con l’ accusa di essere diventato il fidato cassiere della famiglia più potente del centro città, quella di Porta Nuova. È stato un detenuto modello. Poi, pagato anche questo debito con la giustizia, è tornato alla vita di sempre. E sempre più rispettabile perché Milano, l’ erede di Pippo Calò, aveva deciso di fare degli investimenti in grande. Lui era intestatario solo di un conto corrente all’Unicredit e di due libretti di risparmio alle Poste, i suoi figli Nicola e Francesco, invece, gestivano le quote di maggioranza di due avviati negozi di abbigliamento con l’ insegna “ Le Griffe”, in corso Calatafimi e via Rosario Gregorio. Nel 2012, la procura e la Dia avevano trovato traccia dei soldi di Milano anche nella catena “ Bagagli”, e così era scattato un sequestro, da 16 milioni di euro. All’epoca, il boss era ancora agli arresti domiciliari, ma era attivissimo attraverso la moglie, Antonina Giardina, che è cugina di Filippo Giardina, il patron di “ Bagagli”, la catena di negozi di scarpe e borse che ormai in città ha chiuso quasi tutti i punti vendita. Milano è stato sempre molto prudente, non figurava mai nelle società. Non si vedeva mai nei punti vendita. Eppure, ogni tanto, soprattutto in certi ambienti, non faceva mistero del suo potere imprenditoriale. Ai magistrati l’ex avvocato Marcello Trapani, collaboratore di giustizia che ha raccontato che Milano aveva rapporti molti stretti con gran parte della dirigenza del vecchio Palermo tanto da viaggiare a volte con l’aereo che accompagnava la squadra in trasferta”.