Repubblica: “Tamponi, Sicilia in coda. Da oggi altri 8 laboratori”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sull’emergenza Coronavirus in Sicilia. Scarseggiano laboratori e operatori per eseguire i tamponi e le attese per avere i risultati arrivano fino a 3- 4 giorni. Nell’Isola penultima in Italia per numero di test eseguiti sulla popolazione (19 ogni 10mila abitanti contro i 95 dell’Emilia- Romagna) la Regione preme sull’acceleratore per aumentare la capacità: da oggi i laboratori autorizzati passano da 12 a 20. Finora i laboratori attivi sono stati quelli dell’Asp di Caltanissetta, del Garibaldi di Catania, dei Policlinici di Catania e Messina, due al Policlinico di Palermo e, ancora, quelli del Papardo di Messina, del Cervello di Palermo, delle Asp di Ragusa e Siracusa, degli ospedali di Barcellona Pozzo di Gotto e Marsala. Ieri la commissione di valutazione dell’assessorato alla Salute ha esaminato le proposte delle strutture d’analisi pubbliche e private che avevano aderito al bando lanciato dalla Regione il 23 marzo. Si aggiungono quindi i laboratori dell’Istituto zooprofilattico di Palermo, dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, dell’Ismett e del Buccheri La Ferla di Palermo. Ci sono anche quattro laboratori privati: tre in provincia di Catania e uno a Siracusa. E la commissione sta verificando il possesso dei requisiti da parte di altre strutture che hanno fatto domanda. Inoltre in Sicilia la percentuale di positivi rispetto al numero di tamponi eseguiti è dell’ 11 per cento, contro il 38 per cento delle Marche o il 33 della Lombardia. Un dato che può essere spiegato in due modi: «In virtù dei numeri inferiori del contagio, abbiamo fatto i test con più generosità, mentre le altre regioni lo hanno limitato a casi altamente sospetti » , spiega un membro del comitato tecnico- scientifico regionale. Ma c’è chi pensa che la bassa percentuale di positivi rispetto al totale dei test sia segno di indagini epidemiologiche eseguite in modo scorretto: « I dipartimenti di epidemiologia delle Asp — dice un medico igienista — dovrebbero individuare i casi sospetti. Ogni caso, i suoi familiari, i contatti stretti lavorativi e sociali comporterebbero una grande quantità di tamponi che invece non si fanno. Fare test a tappeto è sbagliato, bisogna invece individuare la platea giusta».